Quel pesce crudo e mangiato del centro storico di Cagliari: la guida
Incroci, mai casuali, fra musica e food. Non posso tornare da Cagliari, Premio Andrea Parodi, senza consigliarvi un week end, viaggio aereo low cost e ospitalità onesta, per gli ultimi bagni di stagione. E tuffi nel bicchiere.
Mercato ittico generoso, cultura di terra e di mare, è il posto del grande crudo, con il tonno di Carloforte alle porte.
Tre tappe.
Luigi Pomata, ristorante, susci (esatto!) bar, bistrot in Regina Margherita 18, chef stellato che alterna catering, scuole cucina, show cooking, alla macchina del suo ristorante cagliaritano.
Anche se tutto è iniziato con il nonno e il padre a Carloforte, da Nicolo.
Parto dal Business Lunch Menù da 15 e 21 euro, due o tre portate, e mi diverto. Splendida parmigiana di melanzane, mozzarella di bufala e pesce spada affumicato, spariglio nella carte con un risotto di fregolina, gambero crudo, arselle e cozze (dipende dal pescato), rientro nel prezzo fisso per i Sugarelli con cipolle rosse e patate di Fonni.
Carta raffinata, di personalità. I classici. Lattume di tonno in tempura di fiori di zucca, salsa al balsamico tradizionale, linguine con tonno, capperi, olive e pecorino al profumo di limone, spuma di ricotta, scampi e carciofi.
Filetto di tonno rosso di Carloforte scottato in padella con cipolla rossa brasata, salsa al cannonau. In cantina gli emergenti sardi, in vendita le migliori latte di tonno in commercio.
Martinelli’s è il piccolo luogo appassionato, via Principe Amedeo 18, di Roberto Raccis. Chiedere gli antipasti crudi e scottati del pescato, tonno e spada ineguagliabili, capesante, gamberi e gamberoni del Canale di Sardegna.
Per me la sorpresa del fegato di un maialino di latte, cotto da Roberto au point, il punto rosa. Capolavoro (30-50 euro).
Marco Pilloni è invece l’anima della Trattoria Deidda, via Sardegna 100, cucina del territorio di Gerrei, con l’atto agricolo di chi è nato in campagna.
Pasta fatta in casa, ravioli di ricotta memorabili, pomodoro da premio, salumi suoi, anche il prosciutto di manzo, maiale e cinghiale stufati, il maialino, la pecora bollita coi cardi. Economica poesia.
Tratto dal quotidiano Il Giorno 18 ottobre 2014