Al Bar Giolitti di Roma, il gelato con un’anima
Il gelato più umano di Roma non si può trovare in una pasticceria fighetta o in un lussuoso locale per ricchi, bensì in un umile bar del quartiere Testaccio. Lo fa infatti il Bar Giolitti in via Amerigo Vespucci 20.
Una via qualsiasi di un quartiere popolare, un’insegna semplice vecchia maniera, sedie di legno rustiche, tavolini alla buona, servizio precario, tutte caratteristiche che fanno fuggire i gastro-snob, per fortuna.
E’ da questo trionfo di involontario low profile da cui spicca però a sorpresa un gelato fenomenale.
Su tutti, quello allo zabaione, da più parti insignito come la massima espressione romana di questo gusto di gelato. In effetti ha un sapore naturale ormai raro da trovare, esaltato da una consistenza tale da farlo sembrare una crema freddissima più che un semplice gelato. Anche la panna con cui viene servito è all’altezza, per freschezza e leggerezza.
Ottimi anche gli altri gusti. Pochi, perché qui non si punta sugli effetti speciali, ma su un gelato autentico fatto di gusti normali, senza la prosopopea delle moderne gelaterie radical chic che ammorbano i clienti con materie prime etniche, presidi dal contributo organolettico nullo o regionalismi stucchevoli.
Infatti anche i clienti del Giolitti hanno l’aria sana di chi vuole soltanto gustarsi un gelato e non salvare il mondo pure in pasticceria. E’ proprio uno dei clienti a sottolineare come il gelato venga “prodotto artigianalmente con macchinari d’epoca e secondo la ricetta originale di Giolitti”.
Se anche un gelato può contribuire al mantenimento della Memoria, Giolitti lo fa egregiamente.