Il vino “pulito” nella carta della trattoria Stazione di Castel d’Ario
Se si vuole comprendere cosa siano i vini puliti di cui si parla sempre più, bisogna scendere alla Stazione di Castel d’Ario, trattoria barricadera del mantovano con una delle cantine più originali e ideologiche d’Italia.
Qui Marcello Travenzoli, giovane intellettuale radicale dell’enogastronomia, sceglie i vini della carta per come sono lavorati e per la storia di chi li fa.
Marcello pretende che un vino debba essere pulito, ovvero privo di interventi chimici in vigna e di mistificazioni in cantina. Spazio quindi a quei vini definiti veri, naturali, biologici o biodinamici, prodotti con maggiore rispetto della terra e delle caratteristiche endogene delle uve.
Come il Roncaie sui Lieviti di Menti che in etichetta riporta la scritta provocatoria di “vino volutamente declassato”, per non farsi castrare dalle demenziali leggi del settore volute dai poteri forti per stroncare i vitivinicoltori indipendenti e responsabili: è un’aromatica Garganega fresca e aulente che frizza e ammalia senza solfiti e con lieviti indigeni.
Nel Viadanese-sabbionetano biologico di Corte Pagliare Verdieri invece non troverete l’abboccato mieloso solito del Lambrusco mantovano, bensì un frizzante secco di ottimo equilibrio e notevole complessità bucolica.
Sono tra le scelte di Travenzoli, anima degli “arrabbiati del vino”, gruppo pacifico di dissidenza enoica che riunisce vignaioli che si sono ribellati ai consorzi del Moscato, della Franciacorta, del Collio e del Gavi.
Come Aurelio Del Bono, tiratosi fuori polemicamente con la sua Casa Caterina dal Consorzio del Franciacorta, perché contrario all’uso dei lieviti selezionati che omologano il gusto del metodo classico della zona: il suo Brut Nature infatti è l’unico a fermentazione spontanea (sessanta mesi sui lieviti) e si distingue parecchio da tutte le altre bollicine.
Altri vini rivoluzionari imperdibili, il Moscato Filari Corti di Carussin a fermentazione ancestrale sui lieviti, lo Schioppettino di Bressan Mastri Vinai e quindi un Cortese della zona Gavi, il Montemarino di Cascina degli Ulivi.
Per liberare il palato dalla dittatura dell’industria enologica.
Info: www.trattoriastazione.com