Expo, Slow Food a pochi euro: la vera sfida
Slow. Basta la prima parola e mi ritrovo a fare il cameriere in un Grande Gatsby. Con la seconda, Food, atterro nell’atto agricolo con gesto eroico.
Carlin Petrini dice due o tre cose su Expo e McDonald’s, condivisibili nelle aspettative ma ideologiche, gli americani rispondono con brutale franchezza.
Mancano i contadini, si parlino con Coldiretti, Eataly e i Cluster dei Paesi Poveri, l’importante è che prima della fine arrivino e diano un contributo al tema.
Non è il Congresso Mondiale della Fao, è un po’ più grande di Slow Food a Torino e non dovrebbe esibire ogni giorno i contadini del mondo perché non siamo al Wild West Show di Buffalo Bill.
Anche gli orti si potrebbero recuperare, volendo, anche Farinetti potrebbe dare una mano.
E il ministro Martina vegliare che i contenuti prendano corpo.
Le ragioni di chi.
Sostiene Petrini che bisogna dare il giusto valore ai produttori e alla qualità della materia prima.
E che l’alternativa non può essere McDonald’s, perché il suo menù sociale è frutto del business dell’omologazione industriale che distrugge non solo la biodiversità del mondo.
Vero, anche se in Italia la ditta cerca di interagire con la nostra cultura e qualche produttore, a spot.
Resta però il problema di come sfamare chi ha pochi euro in saccoccia e questo dovrebbe essere anche un tema di Slow Food, Eataly e Coldiretti: siamo un ex paese povero che sta riscoprendo nuove forme di povertà e fame, fare un menù corretto a pochi euro è la vera sfida, forse senza business ma di grande impatto sociale.
Quindi Petrini, a cui va tutta la mia stima e riconoscenza, riconosca il vero tema alternativo ai “menù di plastica”. Educando i produttori e i trasformatori, rieducando la gente.
Tratto dal quotidiano Il Giorno del 23 maggio 2015.