Expo, una sagra del pregiudizio
D’altro, si parla sempre d’altro fino a perdersi nel nulla.
Una parte di articoli italiani e stranieri sull’Expo mi ricorda una folgorante battuta di Servillo, Toni, nel film La grande bellezza. A una sua festa. Il giornalista scrittore, guardando gli ospiti scatenati in un trenino, chiosava: “mi piacciono i trenini perché (non) vanno da nessuna parte”.
Girano in tondo come i trenini elettrici, spegnete la corrente.
Un critico d’architettura e arte del Manchester Guardian, il mio quotidiano inglese preferito, firma un reportage in cui esprime il suo grave disappunto sull’Expo.
Non gli garbano progetti e design, rimette in fila tutte le inchieste e i ritardi degli ultimi due anni, intervista i critici come Boeri, che aveva lavorato al progetto originale. Le vie d’acqua, purtroppo non progettate da Leonardo, scenografiche ma forse inutili, gli orti universali, che però non giustificano da soli il tema. La cementificazione di una buona terra strangolata dal cemento. Il piatto forte: che ne sarà di Lui (l’Expo).
Lo scopriremo mangiando, caro critico fellone (punto ironico).
Mio nonno ti avrebbe sfidato a duello davanti al Savini, in Galleria (ti è andata bene).
Io rispetto le tue opinioni estetiche e sottolineo il cattivo giornalismo, che va dal pregiudizio alla divinazione. Non hai cercato di capire il tema, come nutrire il pianeta, ignoto al colonialismo vittoriano, che solo nei prossimi mesi potrà avere contributi condivisi.
Avverto un po’ di competizione snob (design, moda, tendenze, musica, cultura: Manchester non è Milano). Sull’agroalimentare, assente nel reportage, non c’è contezza.
I contadini arriveranno, Petrini si dia una mossa, gli orti chissà.
I padiglioni sbagliati come il Negroni hanno una firma foresta.
Anche qualche foglio italiano amplifica ogni giorno il rumore dei nemici, guarda sotto i tappeti ma non si interessa d’altro, di un work in progress non solo di mascelle e business.
I salotti tv romani lo vivono come folclore perché al di là del loro bla bla autoreferenziale non vedono. Sagra della salsiccia, del loro provincialismo probabilmente.
Sparlare informati, please.
Tratto dal quotidiano Il Giorno del 23 maggio 2015.