Cucine & Ultracorpi, storytelling del Design
Intellettualmente solida, espositivamente compatta, idealmente puntuale, ma, soprattutto, estremamente sensata: l’ottava edizione del Triennale Design Museum sceglie di allestire il tema principe di Expo Milano 2015 e lo fa in maniera mirabile proponendo Cucine & Ultracorpi.
L’esposizione evita la trappola dell’omaggio obbligato al tema del momento, usandolo invece come stimolo per sfoderare uno storytelling fatto di segni e sensazioni, materia e Pensiero, oggetto e suggestione.
Curata da Germano Celant e “sviluppata in stretta collaborazione con Silvana Annicchiarico”, Cucine & Ultracorpi sembra lavorare per sottrazione: il massimo dell’emozione possibile con il minimo dello spazio disponibile.
Già dal tunnel d’ingresso il visitatore viene preso per mano, in una luminosa girandola visiva e sonora ludicamente severa e accoratamente impattante, per essere condotto attraverso un percorso obbligato invisibile ma percettibile che regala ripetute sorprese.
La dichiarata ispirazione è “al libro di fantascienza L’invasione degli Ultracorpi, scritto da Jack Finney nel 1955 e all’omonimo film tratto dal romanzo e girato da Don Siegel, che si sono imposti come opere di rottura e cambiamento nell’immaginario collettivo”: ma nell’allestimento tali fonti sono emendate dalla cupezza socio-politica, per lasciare spazio alla cooperazione emotiva del visitatore, attivando ricordi personali ed echi di vita vissuta.
La distopia lascia così il posto a evocazioni moderniste disposte con grande gusto figurativo, senza dimenticare di volere “raccontare la lenta quanto inesorabile trasformazione degli utensili da cucina in macchine e automi”…
… usando la vivida immagine di “un’armata di invasori che, dalla metà del XIX secolo con l’avvento dell’industrializzazione, è dilagata arrivando a sostituire molte pratiche umane del cucinare”.
Passano così in rassegna “dal frigorifero al microonde, dalla caffettiera al tostapane, dal trita rifiuti alle cappe assorbenti, dai bollitori ai mixer, dalle friggitrici alle gelatiere” e tutto ciò “che si è sviluppato dalla prima industrializzazione alla diffusione di massa, dall’automazione all’innovazione digitale”, un transito dal manuale al tecnologico “affiancato da artefatti complementari come pubblicità e manuali, film e documentari, libri e giochi”.
E’ davvero “magico e sorprendente” l’universo “messo in scena dallo Studio Italo Rota”, godibile soprattutto nell’organizzazione degli spazi e nel gusto decorativo.
In ogni porzione di superficie, è un indefesso cambio di prospettiva, tanto che lo sguardo deve inseguire brillanti tracciati della fantasia che guizzano in direzioni inattese.
Con la nostra telecamera abbiamo documentato l’ingresso alla mostra, un coup de théâtre decisamente ben congegnato, spettacolare e rigoroso al tempo stesso, così come tutto il resto di una mostra imprescindibile.
Info: www.triennale.org