Barbatelle, a teatro la resistenza culturale dei vini autoctoni italiani
Un’opera buffa che racconta una tragica realtà: lo scempio dell’aggressione dei vitigni internazionali su quelli autoctoni.
Barbatelle ovvero Una di vino commedia è una delle più lucide opere teatrali di denuncia civile che si siano viste negli ultimi decenni.
Un singspiel, divertimento buffo che racconta un’immaginaria (ma realmente auspicabile) rivoluzione delle viti autoctone italiane contro il regno cupo, violento e oscurantista dei vitigni francesi che hanno omologato il mondo enologico del nostro Paese e non soltanto.
Una messa in scena con le atmosfere della favola distopica in cui le viti antropomorfe prendono parola, portando sul palco l’intenso dibattito sul vino che anima discussioni di addetti ai lavori e wine lover.
L’assunto è semplice e condivisibile: espiantare la nostra biodiversità vitivinicola per fare business impiantando vitigni d’Oltralpe è un crimine culturale contro cui occorre ribellarsi.
Il libretto scaturisce non a caso dal talento multiforme di Carlo Cignozzi, coltissimo intellettuale oggi vignaiolo, dopo anni di attività come avvocato, cui non fa difetto la vis polemica.
Appassionato di musica classica, Cignozzi ha ideato e scritto la commedia da cui è scaturita quest’opera. Lui, produttore di Brunello di Montalcino e quindi di vero Sangiovese in terra di Toscana, capace di fare parlare il mondo intero perché fa crescere le sue viti con la musica di Mozart, diffusa continuamente nei vigneti del suo Paradiso di Frassina, tenuta che si trova a cinque chilometri da Montalcino.
E proprio Mozart torna come nume tutelare in quest’opera, musicata dal grande Luis Bacalov che nel video seguente vediamo dirigere l’Orchestra Sinfonica in occasione della prima rappresentazione, all’Auditorium di Milano.
I personaggi in scena hanno nomi evocativi come Caberlot, Nebiolo, Dolcetta, Duka di Cabernet, Generale Petit Verdot, impersonati da un ottimo cast, in cui si è fatta notare la frizzante presenza scenica del giovane soprano Federica Vitali.
Brillante la regia di Carlos Branca che regala ordinato dinamismo a una rappresentazione che alterna efficacemente i registri espressivi, lasciando il giusto spazio alla riflessione dello spettatore tra un tripudio e l’altro di divertissement mimico e vocale.
Tutte qualità che potrete ritrovare in questo breve estratto video che abbiamo realizzato durante la prima di Milano.
L’opera si conclude con il personaggio di Gea, metafora della madre terra, invitata a stappare un prestigioso vino francese, cui oppone una valida alternativa: “ma perché non un buon Brunello? Ci costa di meno e ci diverte di più”.
Si esce così dal teatro con il sorriso sulle labbra e ancora addosso il piacere di avere assistito a un godibilissimo spettacolo, ma si alimenta allo stesso tempo l’indignazione civile verso quei produttori di vino italiani che hanno tradito la dignità della propria terra, umiliando i nostri autoctoni per fare invece soldi con le solite insopportabili uve internazionali.
La visione di Barbatelle andrebbe resa obbligatoria nelle scuole, perché si diffonda la cultura del rispetto del nostro Territorio, della tutela della nostra Storia (anche enoica) e l’amore per le nostre radici agricole.
Grazie a Cignozzi per avere dato voce a tutto ciò, nella forma più originale che si potesse immaginare.
Info: www.alparadisodifrassina.it