Ex Tonnara Florio di Favignana: un museo che pesca nella memoria
Dovrebbe essere la prima ragione per andare sulla maggiore delle isole Egadi, più del mare, delle spiagge e del (modesto) divertimentificio con annesso vip-watching: visitare l’Ex Stabilimento Florio delle Tonnare di Favignana e Formica. Una delle esperienze più importanti da fare se si vuole comprendere a fondo lo spirito dei popoli del Mediterraneo.
Quello che è stato il “più importante e moderno stabilimento industriale del Mediterraneo per la lavorazione del tonno”, oggi è un museo che mantiene vivida la memoria dell’epopea che per decenni si è vissuta tra le sue mura e nel mare su cui si affaccia.
La pesca del tonno, con il suo sanguinoso rito della mattanza, è il principale elemento identitario dei favignanesi, come è segno distintivo delle altre genti che hanno affidato il proprio destino al mare in cui si è sviluppata la nostra Civiltà.
Quanta fatica si è consumata qui dall’800 fino a non molti anni fa, sostenuta da “una cospicua forza lavoro specializzata (raisi, sottopadroni, faratici, muxiari, semplici tonnaroti), in grado di assicurare lo svolgimento del ciclo produttivo, dalla cattura dei grandi cetacei alla lavorazione del pescato”.
Come testimonia il nome, a segnare la storia della tonnara è stata la famiglia Florio, la stessa che tanta parte ha avuto nella storia commerciale, sociale e politica non soltanto della Sicilia ma di tutto il Paese a cavallo tra ’800 e ’900.
Questa tonnara è stata uno dei più splendenti gioielli di famiglia, incastonata in quell’arcipelago delle Egadi di cui per un periodo furono perfino proprietari.
“In questa nuova e moderna realtà produttiva, di molto somigliante alle cittadelle operaie continentali, si riuscì a organizzare un ciclo lavorativo che coinvolgeva alcune centinaia di addetti” ricorda Rosario Lentini nella brochure dell’ex stabilimento Florio delle Tonnare di Favignana e Formica pubblicata sul sito della Regione Sicilia, nella pagina della Soprintendenza per i Beni Culturali ed Ambientali di Trapani (www.regione.sicilia.it).
Qui si svolgeva l’intero processo di lavorazione del tonno, dal momento in cui “tagliato a pezzi veniva cotto in 24 grandi caldaie e, successivamente, posto ad asciugare in ceste di ferro collocate in magazzini ben ventilati”, fino a quando veniva inscatolato nelle latte, “mediante utilizzo di macchine e saldatrici”.
Visitando la ex tonnara, si possono immaginare tutte le fasi del lavoro di un tempo, grazie agli ambienti rimasti intatti, ricchi di reperti originali, illustrati dalle guide.
L’emozione è forte quando si passa accanto a un’imbarcazione del tempo attivo…
… o quando ci si trova davanti alla distesa delle vere scatolette di tonno prodotte qui, tali da dare dignità e pregnanza storica alla altrimenti oggi svilita pratica del tonno in scatola.
E’ proprio in questa struttura che vennero inventate le “innovative scatolette di latta con apertura a chiave”.
Passando da un settore all’altro, tanti gli scorci che fanno sussultare…
… all’interno come all’esterno…
… anche per merito di un’architettura industriale di elevatissimo pregio.
Il massimo dell’intensità lo si raggiunge quando entra in scena, letteralmente, con grande teatralità, u zu’ Peppe, all’anagrafe Giuseppe Giangrasso: è uno degli ex operai dello stabilimento che si prestano a collaborare ad alcuni momenti delle visite condotte da giovanissime guide.
Appassionato, istrionico come soltanto un siciliano verace sa essere, in possesso di tempi e intonazioni da mattatore della scena, u zu’ Peppe con la sua performance irrora di entusiasmo coinvolgente le visite alla ex tonnara: si sente che ha vissuto ciò che racconta, un’esperienza di vita in tonnara di cui è fiero, come testimonia il luccichio del suo sguardo quando ne parla.
La sua narrazione potente e suggestiva vale già da sé il viaggio. I turisti ne vanno matti, anche quelli che non riescono a comprendere il vernacolo in dialetto stretto di Giangrasso, comunque conquistati dalla sua mimica e dalla musicalità del tonante eloquio.
Abbiamo registrato alcuni dei racconti di tonnara du zu’ Peppe e ve lo offriamo come piacerebbe a lui, nudi e crudi.
L’ex Stabilimento Florio ha anche un cuore archeologico, perché nei locali un tempo adibiti all’inscatolamento del tonno ospita l’Antiquarium di Favignana, collezione di reperti archeologici provenienti dall’arcipelago delle Egadi.
Comprende principalmente anfore di varia epoca (greco-romana e punica) provenienti dal mare delle Egadi.
Sono presenti anche ceppi di ancore greco-romane e puniche in piombo.
Tra i reperti particolari vengono segnalati una fiasca in peltro del XIV secolo rinvenuta che conteneva ancora il vino originale e un esemplare rarissimo di rostro bronzeo recuperato nelle acque di Levanzo, le stesse in cui nel 241 a.C. i Romani sconfissero la flotta cartaginese.
Giusto per ribadire quanta Storia abbia solcato questo mare.
Info: Ex Stabilimento Florio della tonnara di Favignana