Mangiare sospesi sul mare della bellissima Chianalea, in Calabria
Chianalea è unanimemente considerato uno dei borghi più belli di tutta la Calabria, anche se è fuorviante e del tutto incongrua la definizione di “piccola Venezia del Sud”: non ci sono profonde insinuazioni lagunari del mare nel tessuto urbanistico, bensì caratteristiche abitazioni snocciolate lungo un’unica via che si tuffano nelle meravigliose acque tirreniche.
Per gli amanti della ristorazione, caratteristica di questa frazione del comune di Scilla, in provincia di Reggio Calabria, sono i locali che dispongono della cosiddetta pedana sul mare.
Si tratta di una sorta di palafitta che si protende sulle acque marine, come un ideale prolungamento aereo della battigia.
La vista del paesaggio e la possibilità di lanciare uno sguardo dall’alto verso le acque cristalline del mare, già valgono il proposito di accomodarsi in uno dei locali che dispongono di pedana.
Locali che in generale però hanno una pecca: avere tradito la natura povera del borgo, un tempo ricovero di umili pescatori in lotta con la Natura per guadagnarsi la sopravvivenza.
Di questa semplicità non c’è traccia nei menu ma soprattutto negli ambienti e negli arredi dei locali di Chianalea, tendenti spesso a un lusso fuori luogo, quasi un “vorrei essere Taormina ma non posso”.
Sarebbe invece più opportuna una cucina fatta di pesci poveri, ricette tradizionali e soprattutto prezzi bassi, più accessibili di quelli attuali, almeno per onorare la storia di quei pescatori cui si deve la costruzione della reputazione del posto. Qui infatti da sempre si pratica la pesca del pesce spada, con la tipica imbarcazione chiamata Passerella.
Ciò non toglie che si possa comunque mangiare bene, accomodati in pedana.
Come accade al “Ristorantino” Il Principe di Scilla, propaggine gastronomica dell’hotel U Bais.
D’obbligo provare il generoso piatto degli antipasti, sei assaggi di pesce fresco locale, sfizi preparati secondo tradizione o con interpretazioni creative sempre rispettose delle materie prime.
Squisitezze che si accompagnano benissimo con l’ottimo pane casereccio messo a tavola.
Il primo più caratteristico è la pasta alla ghiotta di pesce spada. Suggeriamo di chiedere al servizio di usare come tipologia non i maccheroncini, bensì la Cicatelle , tipologia di pasta molto carnosa che dà grande soddisfazione alla masticazione: assorbe benissimo la potenza acida e sapida del condimento, con generosi tocchetti di pesce spada contrassegnati dalla presenza dei capperi.
Imprescindibile come secondo piatto gli involtini di pesce spada, specialità della zona: eccezionali per gusto, consistenza, profumi.
Tutti piatti non certo a basso prezzo ma che almeno hanno il pregio di saziare.
Per il vino, fidatevi a occhi chiusi dello sfuso della casa: è della cantina Criserà, la realtà enoica più sincera e appassionata di tutta la Calabria.
Peccato invece che il personale, sia pure gentilissimo e disponibile, non sia stato preparato a dovere dai responsabili del ristorante: i camerieri hanno l’obbligo di conoscere alla perfezione ogni cosa venga portata in tavola, per essere in grado di raccontarne la storia e la composizione della ricetta, altrimenti crolla la reputazione del locale.
Lo stesso vale per i vini. Per poterli scegliere, hanno dovuto portarci in visione le bottiglie a tavola affinché potessimo leggere le informazioni contenute dalle etichette, perché nessuno del servizio sapeva nulla dei vini in carta. Una pecca grave da correggere al più presto.
In un luogo così ricco di storia e bellezza, non c’è modo migliore per tutelarlo del saperlo narrare come merita. E per raccontare qualcosa, bisogna conoscerla a fondo.
Info: www.ubais.it