Gabbia di gestazione (No Matter What You Eat)
Di Francesca Lolli
con Francesca Lolli
Assistente Francesca Sebastiani
2013
Nascita, gabbia di gestazione
Le scrofe durante la gravidanza sono tenute in gabbie di gestazione, per poi passare nelle gabbie di allattamento poco prima del parto e restarvi per tutto l’allattamento. Queste gabbie restringono il movimento delle scrofe, che riescono soltanto ad alzarsi e sdraiarsi; per l’esiguo spazio, non sono nemmeno in grado di girarsi o camminare per più di due passi. I maiali appena nati rimangono spesso incastrati nella struttura della gabbia o addirittura schiacciati dal corpo della madre.
No Matter What You Eat è una serie di videoperformance sull’allevamento intensivo e la sensibilità animale.
La scelta strutturale del video consiste nel reinterpretare attraverso il corpo umano le quattro tappe della vita di un animale destinato alla produzione intensiva. L’attenzione è posta sulla dimensione fisica-sensoriale dell’animale, tradotta in un linguaggio del corpo che fra assonanze e differenze evidenzia una indiscutibile empatia fra l’uomo e la bestia. I corpi neutri, puliti e incontaminati degli attori si scontrano con i rumori reali di quei luoghi di allevamento, trasporto e macello da sempre protetti e nascosti agli occhi del consumatore.
E’ davvero “meglio non sapere cosa si mangia”?
FRANCESCA LOLLI
Tutta la mia ricerca si può racchiudere in un’unica parola: urgenza. E’ l’urgenza che porta alla comunicazione, ed il mezzo che ho scelto per fare ciò è quello che mi è più congeniale: il video. Attraverso di esso cerco di essere veicolo di emozioni, cerco di condurre lo spettatore alla meta da me prefissata, filtrata dalle sue esperienze di vita. In fondo, ognuno vede sempre solo ciò che vuole, ciò che più desidera o teme. Io cerco soltanto di guardare attraverso la camera, di sublimare con e attraverso essa la mia visione della vita e del mondo che mi circonda e possiede. E’ lei che mi protegge ed allo stesso tempo mi spoglia, rendendo evidenti i miei pregi e i miei fin troppi difetti.
In fondo “la vita è colpa dell’arte” (Pierre Restany).