Le bollicine di uve italiane, altro che Champagne…
“Tutte le antiche varietà d’uva italiane, sia a bacca bianca che a bacca rossa, sono cariche d’acidità e ciò permette di ottenere straordinarie bollicine anche in zone calde e non particolarmente elevate”: questo è il punto di partenza del progetto Bollicine da uve italiane di Proposta Vini, mentre il punto d’arrivo è che abbiamo un tale patrimonio ampelografico che non è per niente giustificabile l’utilizzo di vitigni internazionali, nemmeno per gli spumanti.
Soltanto la genuflessione a un mercato internazionale drogato dalle riviste americane e una scarsa cultura dei consumatori italiani (incolpevoli, in mancanza di comunicazione adeguata) può giustificare la scelta di uno dei soliti internazionali a discapito di un qualsiasi nostro vitigno autoctono per fare delle meravigliose bollicine.
Perché sì, esiste una strada tutta italiana alla spumantizzazione e sarebbe bene che se ne accorgessero anche i consumatori che invece continuano a tuffarsi ciecamente nei vini fotocopia che perseverano nell’uso di Chardonnay e/o Pinot nelle sue varie declinazioni. Con l’assurdo che per creare distinzioni ricorrono a invenzioni e sigle (Satèn, Cruasé) per vellicare il marketing, invece di puntare sul giacimento di autoctoni che ci distinguerebbe davvero dalla Francia e dal resto del mondo, considerato che tutti gli altri Paesi sono poveri in materia e perdenti se confrontati con la quantità e qualità delle nostre uve territoriali.
Facciamo un breve interessante viaggio nelle bollicine di uve italiane con Gianpaolo Girardi di Proposta Vini.
Info: www.propostavini.com