Il Giglietto di Palestrina, De.Co. della provincia di Roma
Il Giglietto è un biscotto a forma di giglio a base di farina, zucchero e uova. Si tratta in realtà di un prodotto di origine parigina, importato dai cuochi dei Barberini alla fine del ’600, quando, dopo la morte di Urbano VIII, i principi ripararono alla corte di Luigi XIV per sottrarsi alle accuse di malversazione della Camera Apostolica.
Secco e fragrante, la caratteristica forma a giglio viene data manualmente: si preleva una certa quantità di impasto che, lavorato a forma di bastoncino, viene suddiviso in tre strisce successivamente affiancate e allungate singolarmente per ottenere la forma a giglio. Il biscotto, posto in una teglia di acciaio, viene cotto al forno per circa 10 minuti e successivamente posto a raffreddare a temperatura ambiente prima della vendita. Si conserva per circa due settimane.
Questo biscotto deve il nome alla caratteristica forma a giglio, simbolo araldico della dinastia dei Borbone di Francia. Ha una storia davvero particolare che affonda le radici nella gastronomia parigina del ’600.
I Barberini, rifugiatisi alla corte di Luigi XIV dopo la morte di Urbano VIII, portarono con loro numerosa servitù, tra cui cuochi e pasticcieri, i quali cominciarono a scambiare ricette con i colleghi francesi. I giglietti li colpirono molto e i cuochi continuarono a prepararli anche una volta tornati a casa, facendoli diventare nei secoli uno dei dolci più caratteristici della cucina prenestina. Dal 1998 la Città dedica a questo biscotto una sagra che ogni anno richiama numerose persone.
Ricetta
– 3 uova
– 250g zucchero
– 250g farina
– Abbondante scorza grattugiata di limone
Mettete nello ciotola dello sbattitore tutto insieme tranne la farina fino ad ottenere un composto uniforme, poi con la stessa frusta incorporate a mano la farina e la scorza di limone. Mettete su una teglia da forno rivestita di cartaforno ben distanziati una cucchiaiata per biscotto. Infornate in forno caldo a 180° per 15 minuti circa. Devono rimanere piuttosto pallidi.
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