Nasce il Pan de Bira, panettone da bere: la rivoluzione di natale
Un panettone da meditazione. Con il Pan de Bira nasce una nuova tipologia di panettone, una vera rivoluzione gastronomica nel mondo dei prodotti natalizi, la più significativa degli ultimi anni.
Una rivoluzione perché nella stagione dei dolci per eccellenza propone un prodotto che… non è un dolce! Bensì, molto di più.
Attenzione, non stiamo parlando di uno dei tanti (e spesso ottimi) panettoni creati aggiungendo la birra all’impasto, perché nel Pan de Bira di birra non ce n’è (altra rivoluzione…). Ci sono però gli ingredienti con cui si fa davvero la birra, soltanto che vengono impiegati non per dare vita a una bevanda, bensì a un impasto, insieme agli altri componenti base della ricetta tradizionale del panettone.
Per questo il Pan de Bira è davvero una birra che diventa panettone e una panettone che diventa birra, come recita efficacemente lo slogan sulla sua etichetta.
Come la birra quindi si porta dietro l’amaricante del luppolo, insieme a tutto il corredo aromatico del malto.
Malgrado l’apporto addolcente dei marron glacé aggiunti all’impasto e della caramellatura del malto, il Pan de Bira non è un qualsiasi dolce da dopo pasto o da prima colazione, bensì un prodotto da forno da mangiare anche con la testa. Bisogna capirlo, comprendere il lavoro che c’è dietro, la ricerca che ha comportato. Poi, bisogna dargli tempo, attendendo che dopo l’impatto amabilmente amaro arrivi un retrogusto dolce a equilibrare la sensazione gustativa. Pertanto va degustato esattamente come si fa con le grandi birre artigianali più complesse.
A creare questo capolavoro, ci sono voluti dei talenti appassionati, come Fabio Longhin, rinomato fuoriclasse del cioccolato e sperimentatore di dolcezze fuori dal comune nella sua Pasticceria Chiara a Olgiate Olona (Varese) e di Marco Cocchianella, beer hunter dalla vastissima competenza. Con loro, anche Luca Riganti, pasticcere fondatore di Dolce Arte, quindi Claudio Castiglioni, consulente birrario che cura la formazione del Byra, “showroom di cultura birraria” a Busto Arsizio.
Sono Cocchianella e Longhin a raccontarci la loro rivoluzione dolciaria.
Interessanti gli abbinamenti del Pan de Bira, ancora da esplorare. Delle creme dolci si può immaginare l’efficacia, ma a sorprendere sono gli esperimenti con il salato, soprattutto con il foie gras, in alternativa al pan brioche postulato dal modo di consumo dei francesi. Basta una leggera tostatura in padella da un solo lato e si presta ad accogliere paté, creme vegetali, spalmabili di carne.
Sono ancora Cocchianella e Longhin a dare preziosi suggerimenti per gustarlo al meglio.
Cosa berci sopra è poi il grande dilemma. Sono certamente da evitare i vini troppo dolci (Moscato d’Asti, Brachetto e simili) e anche i passiti non sembrano adatti.
Provato amaro su amaro, dà il massimo: quindi un liquore tradizionale di erbe, possibilmente di produzione artigianale. Lo abbiamo testato con il liquore al radicchio rosso del Cascinale di Treviso ed è stato un trionfo.
Scontato il ricorso alla birra, ma a patto di scegliere lo stile birraio giusto: quindi no a prodotti brassicoli leggeri e beverini (con le dovute eccezioni), meglio birre molto corpose, o direttamente una carnosa stout, con le sue note di liquirizia.
Esaltante ancor di più l’esperimento di provare il Pan de Bira con il Metodo Classico di Baladin, birra rifermentazione in bottiglia secondo metodologie vinicole: secca, intensa, ricca di sfumature.
Ma questo prodotto è destinato a scatenare la fantasia dei consumatori, ognuno dei quali cercherà la sua strada per la degustazione.
In fondo, la rivoluzione del Pan de Bira, è soltanto all’inizio.
Per partecipare a questa rivoluzione, ecco dove trovare il Pan de Bira: Byra ed enoteca QualeVino a Busto Arsizio; Enoteca Frattolillo e ristorante Cielo e Vino di Dairago; Barbaresco e 111beershop a Legnano; 111café a Castellanza; BirrificioMenaresta a Carate Brianza; Dolce Arte a Mornago; Pasticceria Chiara a Olgiate Olona.
Info: www.facebook.com