Kuaska: la birra come battaglia culturale e spettacolo brillante
Deve esserselo sentito ripetere così tante volte che la sua vita è un libro che alla fine Lorenzo Dabove in arte Kuaska un libro lo ha dato alle stampe davvero, intitolandolo programmaticamente La birra non esiste. La vita, le storie, i segreti di Kuaska, il “profeta” della birra artigianale italiana (Altreconomia, 2015).
La prima citazione già schiude un mondo: “se uno non ama la birra è perché non ha ancora trovato la sua”, vergata da Michael Jackson, the beerhunter, maestro riconosciuto di Kuaska che definisce come una bibbia il suo The World Guide to Beer.
Un libro che gli capita tra le mani nel 1977 e che gli cambia la vita, soprattutto dopo avere letto le pagine “dedicate alle wild beers, ovvero le birre a fermentazione spontanea: la scoperta, prima in effigie e poi carnale delle wild beers, segna per sempre la mia esistenza; non si poteva più tornare indietro: da quel momento in poi la scimmia diventa irrefrenabile”.
Così germoglia una figura unica nel nostro panorama enogastronomico: un esperto dalla competenza impressionante, superiore a quella di chiunque altro, il quale però evita di prendersi troppo sul serio e riesce a dispensare perle di conoscenza senza rinunciare al sorriso e all’intrattenimento puro.
Dimenticatevi dunque i tristi presunti soloni del mondo del vino, quei sommelier o assaggiatori con le facce sempre segnate da una smorfia grave che bofonchiano stupidaggini su sentori astrusi, o peggio ancora i sedicenti gastronomi che blaterano castronerie mentre fanno i lecchini degli stellati assumendo una faccia da funerale come se stessero dicendo cose serie.
Kuaska invece non fa pesare di essere il numero uno in assoluto, bensì pensa a portare gioia nella cultura del bere, ti istruisce divertendoti, fa divulgazione in maniera spettacolare, riuscendo a interessare chiunque a ciò che dice e quindi portando nuovo pubblico al mondo della birra vera, quella artigianale.
L’istrionismo di Kuaska poi non è un atteggiamento da poser, bensì un’autentica vocazione artistica: “so di darvi una delusione ma alla fine ve lo dovrò confessare: il mio vero mestiere non è il degustatore ma il poeta d’avanguardia, professione invero poco redditizia, per la quale però mi sento predestinato”.
Cita come punti di riferimento Eugenio Montale e Dylan Thomas, ma in realtà il suo spirito dissacrante appare più vicino ai futuristi, con la loro lucida e spiazzante lettura della realtà, mentre lo spirito rivoluzionario è assimilabile al dadaismo: vederlo arringare i suoi discepoli durante gli incontri pubblici, fa pensare alla capacità di leadership di Tristan Tzara e alla sua anarchia (non soltanto) lessicale.
Questa indole artistica fuori dagli schemi ha dato vita a un’attività letteraria “fervida e appassionata, così come quella di attore e multiforme performer”, dalla quale è scaturito nel 1982 il nome di Kuaska, “il mio personaggio di poeta alieno che ho fatto a lungo in teatro e per strada (pochi spiccioli raccolti nel basco sdrucito di mio nonno) e che ancora oggi molto di rado mi diletto a replicare; è l’abbreviazione di Kuaskanapucja, una parola che un giorno mi ero appuntato sul mio block-notes di poeta senza un motivo apparente, e che non ha alcuna etimologia: è un nome di pura invenzione, che non c’entra nemmeno con la birra”.
Dal punto di vista professionale, chi sia Kuaska lo spiega lui stesso: “sono considerato il massimo esperto italiano di birra belga: una buona ragione è che probabilmente sono l’unico”.
Non è avvenuto per caso: “ho viaggiato e studiato; studiare è sempre stata la mia parola magica: non sopporto gli incompetenti, i tuttologi, quelli che parlano senza conoscere le cose”. Ecco spiegato quindi perché non ha nessuna stima della maggior parte dei blogger.
La presentazione del libro è avvenuta al Baladin di Milano, location significativa, visto il rapporto che lega Kuaska al produttore più influente della birra artigianale italiana, “Matterino (detto Teo) Musso”, come lo chiama l’autore.
Ecco come Kuaska ha raccontato il primo incontro con Teo Musso, con un’irresistibile performance teatrale carica di comicità corrosiva.
Info: www.altreconomia.it