Volgere in positivo il negativo: la cultura del ben fare, assieme
Nella notte tra il 4 ed il 5 gennaio abbiamo subito un furto nel nostro capannone: ci hanno portato via tutti i trasformati che erano in magazzino, tutte le attrezzature mobili, tutti i computer, caricando il tutto sul nostro camion per la raccolta degli agrumi.
Sgombriamo subito il campo da facili luoghi comuni e da facili strumentalizzazioni: la mafia non c’entra nulla! Hanno portato via anche le scarpe, usatissime, degli operai e alcune confezioni di sacchi per la spazzatura, quelli grandi. La mafia preferisce occuparsi di cocaina, grandi appalti e finanza internazionale, piuttosto che non di scarpe sfondate e sudaticce… o no?
Naturalmente, è un gran brutto colpo per noi.
Ma la risposta, immediata, dell’amplissima comunità che ci cinge in un abbraccio non solo lo rende molto più sopportabile, ma ci dà lo spunto per alcune riflessioni.
Cosa è successo nei giorni immediatamente successivi?
I nostri operai hanno immediatamente offerto il 10% del loro salario, fino alla fine dell’anno, per ricomprare i transpallet e le bilance: sono stati calorosamente ringraziati ma l’offerta rifiutata! E ci mancherebbe!
Il padrone del capannone che abbiamo in affitto s’è immediatamente offerto, con le lacrime agli occhi, di rafforzare a sue spese l’impianto di vigilanza e antifurto e le difese in generale: accettato!
Dai gruppi che acquistano i nostri prodotti, sia in Italia che in Francia, Belgio ed Olanda, sono arrivate numerosissime offerte, le più disparate, comprese offerte in denaro, da non restituire: deviati!
E quindi?
Tutto ciò ci fa sentire stretti da un abbraccio caloroso e concreto che allevia grandemente la nostra difficoltà, ci dimostra, ancora una volta, che attorno al nostro progetto negli anni si è consolidata una comunità, fatta di produttori, di operai, di camionisti e di GASisti, come spesso ci avete confermato, e ci induce ad un rilancio.
Seguitemi, per favore.
Queste reazioni dimostrano ancora una volta che muoversi in questo mondo ed in questa economia essendo (e fortemente sentendosi) parte di un gruppo, di una comunità, costituisce una differenza forte e concreta rispetto all’agire da soli nella logica dell’homo hominis lupus che i nostri dispensatori di beni da consumare rapidamente cercano da decenni di inculcare, con discreto successo, anche nelle nostre teste.
E che la trasformazione, o almeno una parte ben consistente di questa, non può che passare attraverso la crescita ed il rafforzamento di comunità resilienti – dalle più piccole, strettamente locali, alle più vaste, su scala internazionale – e dalla diffusione della cultura della solidarietà praticata quotidianamente, a beneficio di tutti anche, appunto, dimostrando la superiorità pratica dell’essere assieme rispetto all’essere soli.
Info: www.legallinefelici.it