L’importanza delle singole cultivar dell’olio extra vergine italiano
Il mondo del vino è esploso quando è cresciuta la consapevolezza di chi lo beve e lo compra. Questa consapevolezza si è innalzata quando i consumatori non si sono più accontentati del mero vino da tavola, ma hanno cominciato a cercare prodotti enologici con una loro storia, magari contrassegnata da sigle come la Doc e la Igt.
Ma il vero salto di qualità si sta registrando adesso che nei supermercati come in enoteca si presta attenzione alle singole qualità di uva da cui si fa un vino: conoscere i monovitigni significa comprendere il vero apporto che ogni singola uva dà anche a un blend. I consumatori, cercando sempre di più i vini da monovitigno, hanno così costretto i produttori ad elevare il livello della loro proposta enoica.
Lo stesso pensiamo possa avvenire con l’olio, se tutti imparassimo a distinguere una cultivar di olive dall’altra. Perfino nei supermercati stanno aumentando le proposte di oli extravergini da monocultivar, con tanto di indicazione in evidenza in etichetta del nome della singola qualità di olive di cui è composto un dato olio.
Per questo iniziamo un viaggio nelle monocultivar da cui vengono prodotti gli oli extra vergini di oliva italiani: maggiore sarà la nostra conoscenza del fenomeno, più grande diventerà la nostra sensibilità gustativa, quindi più alte saranno le nostre pretese di consumatori e più elevata sarà la qualità dell’olio che sarà prodotto e commercializzato.
Iniziamo questo viaggio in compagnia degli esperti che hanno esposto alla manifestazione Olio Officina Food Festival di Milano.
Tommaso Loiodice di Unapol ci fa una panoramica sull’importanza delle cultivar italiane.
Info: Tel. 06 39365221