Ci sono alternative a Facebook? Sì, questa…
Più di IBM, Coca Cola o della Toyota che produce e vende 10 milioni di automobili l’anno: cosa produce Facebook? Cosa produce che la fa valere tanto? Informazioni da vendere sul mercato pubblicitario ai suoi azionisti, no?
Informazioni che ci carpisce quotidianamente con i suoi like e con le pagine ed i profili che andiamo a visitare.
Crediamo di usare FB per le nostre relazioni e per creare i nostri eventi… creare ci dà anche un bel senso di onnipotenza, creiamo, quasi come Dio… e nel frattempo FB ci stra-usa per raccogliere una mole enorme di notizie su di noi e fare i propri profitti….
Il demonio? Il nemico? Forse sono termini un po’ esagerati, forse…
Forse, però, vale la pena di farci una riflessione sopra?
Forse vale la pena, nella nostra azione di promotori di cambiamento, di interrogarci un po’ anche su questi meccanismi? Oltre che su quanto va al produttore di pomodori e quanto al negoziante e quanto all’intermediario?
O no? In fondo, saranno pure soldi nostri? Divisi tra gli abitanti del pianeta, 200 miliardi di dollari fanno circa 25 dollari a testa. Divisi tra gli utenti FB farebbero circa 170 dollari a testa, mica poco…
E che per la stragrande maggioranza degli abitanti del sud del mondo l’espressione “vado su internet” significa “sono su FB” ci dice qualcosa sulla massificazione ed omogeneizzazione dei pensieri?
Io sono ignorante di queste faccende, ed uso pochissimo i social media, ma mi sono imbattuto in Social Business World e nel suo appassionato creatore, Michele Paolini.
Un tentativo (ingenuo? megalomane? folle?…non so…) di creare una piattaforma, mondiale, in cui, piuttosto che scambiare messaggini tipo “il mio Wolf alla mostra canina! Triplo WOW!!!” o “mannaggia! Sono maledettamente in ritardo!” (pirla! Stacca ‘sto cazzo di cellulare e corri!), ci si possa incontrare per scambiarci informazioni, per costruire assieme il cambiamento, attraverso le piccole (e meno piccole) azioni quotidiane, tipo, anche, l’acquisto di un dentifricio da una cooperativa sociale che opera nel carcere di Roccacannuccia (“ah! Non lo sapevo!)…
Devo dire la verità, per rispetto del mio amico Michele, che lo sa: a me non è piaciuto Social Business World, perché pratico poco i social media, perché non amo l’uso e l’abuso dell’inglese, perché è (ancora) lento, perché ha colori poco caldi, perché…
Però ho conosciuto sempre più Michele e mi sono piaciuti lui e la sua utopia, la voglia (folle?) di sfidare il gigante e di costruire altro.
Perché mi piacciono le utopie, la tensione verso il cambiamento, la piccola rivoluzione gentile, il contrario del “così fan tutti”, da sempre.
Siamo ben consapevoli che, oggi, un post su FB ha un miliardo e 200 milioni di potenziali lettori ed un post su Social Business World ha, oggi, un potenziale di qualche migliaio (… ma, quanti di quel 1.200.000.000 veramente leggeranno il nostro post?).
E quindi non ci sogniamo di abbandonare la comunicazione su FB, ma cerchiamo di spostarla gradualmente verso SBW.
Perché, se non crediamo che cambiare sia possibile, che ci stiamo a fare qui? Qui qui, e qui su questa terra?
Ecco! Questo è un piccolo invito a fare, anche quei quattro (tre?) che mi leggete, un passo in quella direzione.
Grazie della voglia di approfondire e dell’ulteriore sforzo verso il non convenzionale…
Info: www.legallinefelici.it