Romano Levi, il sacro fuoco dell’arte della grappa arde in Piemonte
Una leggenda vivente, anche se lui non c’è più: Romano Levi ci ha lasciati nel 2008, ma la sua meritata fama di più grande distillatore di tutti i tempi è ancora viva più che mai, senza alcuna flessione. Dalla data della sua scomparsa, il mito di Levi si è anzi ingigantito, tanto sul mercato quanto nel cuore degli appassionati.
Gli ultimi distillati creati dalle sue mani hanno valutazioni da capogiro: gli estimatori, pronti a pagare qualsiasi cifra per le bottiglie più vecchie, li cercano indefessamente in ogni angolo del mondo, perché la notorietà di Levi è planetaria.
Tanto che la sua casa e bottega in quel di Neive, in provincia di Cuneo, è oggetto di continuo pellegrinaggio e, in attesa di diventare museo, è già di fatto un santuario laico. Come chiamare altrimenti un luogo che riceve le visite di gruppi di americani venuti nel cuore del Piemonte per cercare le famose ragnatele della stanza privata di Levi, rese celebri da alcuni articoli giornalistici usciti negli Usa. A tesserle, una famiglia di ragni che è lì da anni, da quando Levi era ancora vivo: Romano gli era così affezionato che non volle mai rimuovere le loro tele, fino a chiedere ai suoi sodali di non disturbare questi aracnidi nemmeno dopo la sua morte. E infatti i ragni sono ancora lì, avviluppati dalle loro spesse ragnatele, placidi, riflessi nei vetri delle bottiglie storiche di Levi in esposizione.
Bottiglie divenute famose non soltanto per il loro contenuto. Levi infatti è assurto a culto imperituro nel momento in cui decise di realizzare a mano le etichette delle sue grappe: le impreziosiva con disegni naif corredati da commenti poetici di bucolico surrealismo vergati di suo pugno. Nacque così anche la figura della Donna Selvatica, protagonista di diverse sue etichette d’artista, personaggio che echeggia le creature dei boschi sospese tra magia e stregoneria: parte di una poetica espressiva che ha fatto accostare Levi all’Art Brut, fino alla coniazione della definizione di Arte Selvatica.
Eppure tutto questo immenso patrimonio culturale e ludico stava per andare perduto. In assenza di eredi che ne raccogliessero e continuassero l’attività, i luoghi e la produzione di Levi erano stati messi in liquidazione. Ciò ha colpito al cuore tanti suo estimatori, tra cui Luigi Schiappapietra (anche lui di Neive) e l’amico Lucio Scaratti: due che venivano da altri mondi imprenditoriali e che hanno invece deciso di assumersi la responsabilità di mantenere viva la memoria di Romano Levi. Così hanno acquisito la struttura in cui Levi ha vissuto e creato, con la missione di riprendere la produzione seguendo rigorosamente i dettami di Levi, quindi distillando a fuoco diretto.
Il risultato sono grappe per niente modaiole e affatto ingentilite, dal robusto grado alcolico e dall’intensa esaltazione dei vitigni delle Langhe, poiché vengono utilizzate le vinacce dei grandi vini del Piemonte DOC – DOCG.
Sempre da Levi è stata mutuata la tecnica di affinare le grappe nelle botti, ma con accurata selezione dei legni, poiché ogni tipo di albero regala una sua nota organolettica al distillato.
Tutto ciò sarebbe già materiale per un grande romanzo, eppure è soltanto una parte dei racconti legati a Romano Levi, un’epopea cui andrebbe aggiunta la saga della sua famiglia di distillatori, compresa la sorella Lidia, autrice di grappe alle erbe dalle ricette talmente straordinarie da essere oggi irripetibili.
Senza tacere dei tanti aneddoti legati al carattere ruvido di Levi, anche verso i suoi clienti adoranti, senza escludere dal suo trattamento schietto fino alla ruvidezza pure i potenti: ne sa qualcosa perfino un presidente della Repubblica italiana.
Un uomo così, manca, manca a tutti, anche a chi non l’ha conosciuto.
Un Uomo così, manca all’Italia.
Distilleria Levi Serafino di Levi Romano: www.distilleriaromanolevi.com