Trattoria Coco Lezzone, l’antica cucina economica di Firenze
“Qui da noi, anche quando viene una regina, si siede allo stesso tavolo con gli altri”: è proprio quel tavolone collettivo lungo e ieratico il simbolo della cucina democratica di Coco Lezzone. La lezione di etica gastronomica è altissima: davanti all’unica vera nobiltà, quella del cibo tradizionale, tutti gli avventori sono uguali, con il medesimo diritto di mangiare bene e genuino.
Un piccolo regno dell’Utopia concreta, questo locale secolare, perché davvero qui dentro saltano tutte le gerarchie, le classi sociali, le divisioni politiche e religiose, le differenze di censo: si mangia tutti allo stesso tavolo, gomito a gomito, in una sorta di amore panico per la ritrovata umanità e la buona cucina.
Dal 1800 in questo locale si fa cucina fiorentina, senza il benché minimo orpello. Il peso della Storia lo si avverte fin dall’ingresso, carico di testimonianze della tanta stampa che si è comprensibilmente occupata di questa storica trattoria.
Ma la certificazione della sua autenticità storica è la cucina economica in ghisa e mattoni refrattari che dall’inizio del ’900 trasforma la materia prima in piatti imperdibili.
Ancora alimentata a legna, gestita con cura certosina come fosse creatura viva, è l’anima della cucina di Coco Lezzone: non soltanto per l’immenso fascino che emana e per le tante storie golose cui ha dato vita, ma anche perché è proprio vero che le pietanze cotte nel suo forno hanno tutt’altro sapore. Il legno incendiato che fuma crepitante e la torba che genera, conferiscono alle carni cotte in forno un lieve sentore di affumicato, a dir poco sublime.
Il menu presenta variazioni e sorprese di giorno in giorno, in base a cosa si trova al mercato e soprattutto alla stagionalità dei prodotti. Varia anche l’atmosfera in base al momento della giornata in cui andate. Infatti lo abbiamo provato sia a pranzo che a cena, ricavandone emozioni diverse: se la sera ti coccola con un’atmosfera rilassata e di frugale eleganza, a pranzo ti diverte con il clima da autentica trattoria di una volta, un clima casalingo e informale dove ti senti a casa e ti spingi magari a chiedere un assaggio di questa o quell’altra pietanza, venendo sempre accontentato dalla gentilezza degli osti.
Le zuppe sono un’apertura imperdibile.
La loro pappa al pomodoro sa di ricordo di gioventù: leggera e sapida, ha una buona acidità che mette appetito e chiama vino. Sfidiamo chiunque a non chiedere il bis, perché è di una bontà irresistibile.
La ribollita è in una versione cremosa, con un accento balsamico di spezie: equilibrata, sorprende per la gentilezza, rispetto alla ruvidità della ricetta casalinga.
Delicatezza che si ritrova anche nella pasta e fagioli, con questi ultimi ridotti in vellutata purea.
Ovviamente tra i piatti più richiesti c’è la fiorentina, qui presa talmente sul serio che i clienti vengono pregati di prenotare con buon anticipo, per poterla gustare al suo meglio…
… ma non è l’unica delizia di carne per cui valga la pena venire al Coco Lezzone: noi, per esempio, ci siamo diretti sull’arista, cotta al forno per ben sei ore: quanto magnificamente si sente che è stata cucinata col fuoco della legna! Compatta, appena aromatizzata, è semplice e strepitosamente buona.
Tra i contorni, assumono un fascino poetico i carciofi quando ti spiegano come li hanno puliti a mano con grande pazienza, fino a offrirtene l’essenza.
Buoni i cantucci con l’aleatico, conclusione di un pasto così autenticamente fiorentino.
Per il vino, il Chianti della casa ben sostiene tutto il pasto, ma se volete, da Coco Lezzone sono molto orgogliosi della propria cantina: collocato in un sotterraneo di fronte al locale, è la collocazione ideale per ben curare tutti i più pregiati vini che la Toscana possa offrire.
Al microfono, il cuoco Fabrizio Noferini ribadisce quanto abbiamo riscontrato: la singolarità della cucina a legna, la democraticità di un menu che non distingue pranzo per turisti da quello per locali ma tratta tutti allo stesso modo, quindi la stagionalità dei prodotti che governa le scelte; fino a una curiosità: la ragione storica per cui non si serve il caffè a fine pasto…