Linea Blanc e Neri di Domenis 1898: da vitigni unici, grappe uniche
La distillazione di vinacce di unico vitigno ha rappresentato il salto di qualità della grappa italiana, proiettandola nell’empireo delle eccellenze enogastronomiche del Paese.
La distilleria friulana Domenis 1898 non poteva non misurarsi anche in questo ambito della produzione di grappa, finendo inevitabilmente, con la sua classe, per salire ancora una volta in cattedra e dare lezione.
Si tratta di otto grappe riunite in una linea, la Blanc e Neri, a sottolineare il colore della bacca e intrinsecamente la ricerca ostinata di sfumature organolettiche fin dentro le succose trame del frutto.
La Blanc comprende i vitigni di Chardonnay, Moscato, Ribolla gialla e Sauvignon, mentre nella Neri rientrano Cabernet, Refosco dal peduncolo rosso, Schioppettino.
La distilleria le consiglia come adatte a ogni fine pasto, grazie anche al loro moderato grado alcolico: è vero, hanno la capacità di suggellare con profumi e aromi qualsiasi esperienza gastronomica, senza sovrastare il ricordo del cibo gustato, bensì accompagnandolo verso la serena letizia post-prandiale.
Per tutte vale la regola dei 40 gradi alcolici.
La Blanc Chardonnay esprime soavità ed eleganza già appena i primi aliti spiritosi carezzano il naso: poche grappe sviluppano profumi così gentili e suadenti, oltre la perfezione, fino alla composta discrezione del sublime. Al palato si fa fatica a pensare a certe interpretazioni fruttate e melense delle grappe di Chardonnay della maggior parte delle altre distillerie: questa è secca, ieratica tanto da lasciare gli aromi in secondo piano. Tocco di classe, il retrogusto piacevolmente amarognolo che finalmente rispetta la vera essenza ancestrale del vitigno.
La Blanc Ribolla gialla ha un bouquet spiccatamente floreale. Fiori che germogliano anche al palato, sussurrando un retrogusto di susine non troppo mature.
La Blanc Moscato, ineccepibilmente definita “grappa giovane aromatica”, da vinacce “ritirate fresche da selezionati fornitori piemontesi”, tiene magnificamente controllata la deragliante tendenza all’abboccato di ogni espressione potabile di queste uve, permettendosi perfino il virtuosismo di estrarre una bella punta d’amaro da tale frutto ultra-zuccherino. Questa è la vera fedeltà al vitigno, un’azione maieutica che tira fuori dalle uve l’intero patrimonio aromatico, comprese le sfumature più difficili da governare. Ne è dimostrazione la severa pulizia che si percepisce al naso.
La Blanc Sauvignon non smentisce gli stilemi del vitigno: i sentori erbacei tipici di queste uve sono chiari al naso, ma non prepotenti, come la sobria eleganza di Domenis pretende. Al palato è ipnotica l’altalena di dolce e amaro, con un tono linfatico che sembra provenire dalla vena vegetale di un’asperula. Grappa non ruffiana, per bevitori esperti.
Nella Neri Cabernet la fermentazione alcolica delle vinacce “avviene nel mosto e quindi nelle cantine, processo che garantisce una materia prima ricca dei migliori elementi aromatici”: da qui proviene un affascinante ikebana sensoriale di sconvolgente armonia. Se si cerca lo zen del profumo perfetto di un distillato, bisogna seguire il sentiero ascetico tracciato in un rigoglioso giardino incantato da questa grappa incommensurabile. Da un angolo all’altro dello spettro olfattivo, è tutto un campo di corolle sbocciate, colte nel momento della massima intensità.
Basterebbero questi profumi per dare un senso alla vera civiltà del bere. Poi però si affronta il sorso e tutto muta: si precipita nell’eccitante vortice di un fiume carsico che zampilla mineralità, dove la densità si compatta in onore alla nobile fermezza del vitigno.
Il Neri Refosco ha un bouquet molto ampio: all’apertura spande essenze volatili per spazi estesi, dolci speziature imparentabili con quelle della distillazione alla veneta del Raboso del Piave. Intenso, profondo, ogni cenno olfattivo ascende verso l’alto, puntando deciso a un arcobaleno emotivo dai toni vividi. La sensazione è di stare in un frutteto in fiore. In bocca è asciutta e decisa, compatta, perfettamente equilibrata. Ma in un momento finale di vanità, si concede un tocco di frutta sotto spirito.
La Neri Schioppettino sfodera il suo carattere esibendo un’indole salmastra. Sulle papille gustative si adagia sapida e minerale, rivestita di robusta acidità. L’uva, autoctona, emerge alla fine, prendendosi tutta l’attenzione.
Coup de théâtre, il Blanc e Neri Riserva, blend di grappe invecchiato diciotto mesi in botti di rovere antico, irrompe sulla scena come il burattinaio in conclusione dello spettacolo, rivelando l’armonia di una rappresentazione che mette insieme tanti fili in grado di muovere i vitigni della compagnia. Dalla pièce è comprensibilmente escluso soltanto il Moscato, il cui protagonismo aromatico è eccessivo. Perfetta invece l’armonia degli altri player, Chardonnay, Ribolla gialla, Sauvignon, Cabernet, Refosco e Schioppettino.
I tini di rovere antico privilegiano l’estrazione di aromi e “l’azione naturale dell’ossigeno attraverso le doghe”, portandosi dietro sinuose note vanigliate, affatto puntute. La bacca di vaniglia si scioglie sulla lingua, come fosse crema d’alta pasticceria. Spingendosi dietro le quinte, si trova anche la gradevolezza del mosto fresco.
L’amministratore di Domenis 1898, Alain Rubeli, ci descrive questa linea di grappe.
Info: www.domenis1898.com