La pesca nelle Valli di Comacchio: la psicologia come esca
Hanno dovuto parecchio affinare l’ingegno i pescatori delle Valli di Comacchio per arrivare a concepire il raffinato e infallibile sistema per catturare le anguille.
Nel corso del tempo hanno studiato ogni particolare della vita delle anguille: le abitudini, la morfologia, le esigenze vitali, le predilezioni, arrivando perfino a intercettarne le pulsioni sessuali per poterle pescare. Una vera e propria analisi del comportamento e perfino della psicologica animale che rende ancora più affascinante tale antica attività.
Tutto questo studio è confluito nel concepimento del lavoriero, “uno strumento molto antico, ma ancora efficiente e fondamentale per la pesca di valle, che consente di catturare le anguille separatamente da cefali e altri pesci, durante le loro migrazioni a mare, stimolate dall’istinto riproduttivo”. In pratica, “si tratta di un manufatto formato da una serie di bacini comunicanti” che agisce sul “fatto che tutti i pesci di valle, in un certo periodo dell’anno, sentono l’istinto di emigrare verso il mare e viceversa di ritornare alla valle”.
“Il lavoriero li fa convergere in passaggi obbligati e li cattura, all’entrata ed all’uscita, in due fasi: nel primo sbarramento, a maglia più larga, restano impigliati tutti i pesci, tranne l’anguilla, che essendo più sottile riesce ad oltrepassarlo, ma viene bloccata al secondo sbarramento, caratterizzato da maglie più fitte”.
Ne deriva che un buon vallante deve sapere “che l’anguilla sessualmente matura, in autunno, specie nelle notti senza luna e burrascose, non può evitare di spingersi a mare per la riproduzione”. (www.vallidicomacchio.it).
Dimostrazione di tutto ciò viene resa nelle Valli di Comacchio dagli operatori del Parco Delta del Po dell’Emilia Romagna, guidati con notevole capacità descrittiva e perfino affabulatoria da Piercarlo Farinelli: lo abbiamo filmato durante una sua spiegazione del lavoriero a favore dei visitatori.
Info: www.parcodeltapo.it