Museo di Paleontologia e Scienze Naturali dell’Aspromonte, a Bova (RC)
Un museo sulla profondità.
La profondità geologica da cui provengono i reperti.
La profondità cronologica, riferita all’estrema lontananza temporale dei temi trattati.
Ma soprattutto la profondità del legame con il territorio di appartenenza, perché il Museo di Paleontologia e Scienze Naturali di Bova, in provincia di Reggio Calabria, racconta intimamente, fin dalle sue viscere, l’Aspromonte in cui si trova, indagandone il cuore atavico per comprenderne lo splendore odierno.
Un cuore che non è soltanto quello metaforico dell’ipogeo più profondo, ma anche l’altro, reale, della curatrice del museo, Caterina Mesiano, della quale si percepisce l’amore con cui si occupa della struttura, con un’acuta competenza scientifica pari all’impegno divulgativo.
Se a ciò si aggiunge quanto sia illuminata una pubblica amministrazione locale che finanzia una simile impresa culturale, ben si comprende allora che siamo davanti a un raro gioiello che merita una visita e perfino il viaggio.
In tempi di trionfo dello storytelling museale affidato alla tecnologia spinta, commuove essere condotti per le sale con la sola forza evocativa delle parole e con quella sempre più rara nei musei del contatto fisico con i reperti. Toccare la cultura materiale, ascoltarne il racconto prestando attenzione a chi parla, sono elementi preziosi che ogni struttura museale del Paese dovrebbe recuperare e mettere in primo piano, invece di inseguire proiezioni in 4D, Oculus, realtà aumentata e tutto lo sciocchezzaio da videogame.
Il sito del comune di Bova spiega che il museo è allestito nei locali dell’ex Pretura ed è dotato di diverse sale e di un ampio salone centrale, in cui le “vetrine espositive si succedono come in un itinerario ideale capace di far percepire ai visitatori il magico fluire del tempo”.
L’orgoglio identitario è affermato già all’ingresso in cui “giganteggiano alcune carte geografiche del Parco Nazionale dell’Aspromonte, nel cui ambito ricade il Comune di Bova, delineando i confini del Parco evidenziando le risorse naturali esistenti”, proseguendo con “abbondante materiale di studio specifico della Calabria e di Reggio in particolare”, interessantissimi per studiosi e appassionati.
“Il Museo è unico nel Meridione per l’importanza dei reperti che custodisce all’interno delle sale espositive”, si sottolinea, “poiché i ritrovamenti testimoniano importanti momenti della storia evolutiva della Calabria: la collezione comprende un gran numero di esemplari fossili, circa 15.000, concernenti faune e flore calabresi, utili testimonianze paleogeografiche, di clima, di ambiente che abbracciano un gran lasso di tempo”, cui occorre aggiungere “reperti provenienti da diverse parti del mondo per far capire l’evoluzione della vita durante le diverse ere”.
Fin dalla sua apertura avvenuta alla fine del 2012, il Museo svolge un’intensa attività didattica, soprattutto con i più piccoli, oltre ad accogliere “molti gruppi di associazioni e visitatori interessati a conoscere la Calabria ed in particolare l’Aspromonte, dal punto di vista geologico e paleontologico”.
Affascinano le storie di specie animali scomparse di cui qui ci sono ancora tracce, ma anche e soprattutto la trasmissione del principio che siamo in eterno divenire, di fronte al maestoso dipanarsi dell’Evoluzione nei meandri del Tempo.
Con la nostra telecamera abbiamo documentato il realismo magico che aleggia nelle sale di questo encomiabile museo.
Info: www.comune.bova.rc.it