Coperte Inorganiche: il teatro della solitudine
Coperte Inorganiche è uno spettacolo teatrale scritto e diretto da Max Morghuer, artista a tutto campo che ha all’attivo diversi romanzi, ma noto soprattutto come compositore e musicista impegnato nei progetti più differenti: dalle colonne sonore alla musica jazz, fino al recentissimo Ombra Project, un ensemble polistrumentale nato dalla collaborazione con M. Caio Fenice.
La scena è spoglia. Una donna si risveglia come da un lungo sonno e si guarda intorno spaesata, poi vede un pianoforte e inizia a suonare. In un angolo della stanza, prima in ombra, un uomo dorme. Fuori, qualcuno ha spento il Sole e mentre tutto, piano piano, congela, i due protagonisti si raccontano la loro solitudine come se fossero le uniche due persone rimaste sulla Terra.
Non si conoscono bene, hanno fatto percorsi differenti e sembra sia stato il caso a farli incontrare, eppure sono in grado di capirsi. Lui, emblema dell’uomo contemporaneo, le dice: “Non ho ricordi, non ho futuro… ho solo un corpo su cui disegnare ciò che ho dentro. Pennelli incolori, mani insicure. Ho solo i tuoi occhi, che mi guarderanno ancora per un po’, poi rimarrò da solo ancora una volta, lo so. Tornerà il silenzio. Tornerà l’ombra.”
Il loro è un viaggio individuale, impossibile da narrare, da spiegare ad altri. Parole o linee non hanno il potere di comunicare ciò che ribolle dentro, possono soltanto sfumare qualcosa di già sfumato, percorrere schive gli occhi che osservano e le orecchie che ascoltano, come deboli, fuggevoli, impronte.
Così lei gli risponde che non importa se sulle sue guance cadono baci o lacrime, quando ci sono ancora così tanti spazi da riempire. E poi, “come faccio a sapere se sono felice?”.
Uno spettacolo toccante, che fa riflettere sulla situazione dell’uomo contemporaneo, insicuro, senza sogni né fede, che deve trovare dentro di sé la forza per reagire ed agire in un mondo ostile.