Le Persephoni, tradizione di Bova (RC) tra cattolicesimo e paganesimo
Ai già molteplici elementi che costituiscono il fascino di Bova, meraviglioso antico borgo in provincia di Reggio Calabria, va aggiunta una tradizione che mette insieme sentimento religioso e ritualità pagana: è la festa delle Persephoni che gli anziani chiamano però “delle Palme” e qualche studioso definisce invece “delle Pupazze”, la quale “prende origine dalla più antica mitologia, poiché il culto di Persephone e di sua madre Demetra era celebrato a Micene” come informa il documentatissimo sito Calabriagreca.it (calabriagreca.it).
Una tradizione collocata nella ricorrenza della festa cristiana delle Palme, anche se in realtà si tratta di “un rito arcaico che prende origine dal mondo remoto della mitologia greca e dei misteri eleusini”, questi ultimi “riti religiosi misterici che si celebravano ogni anno nel santuario di Demetra nell’antica città greca di Eleusi” che si sono estesi “a tutta la Grecia antica e alle sue colonie, inclusa Bova dove ancora il rito, ieri come oggi, è vivissimo e molto sentito”.
Si tratta pertanto di una suggestiva osmosi tra riti pagani e cattolici, una natura composita che da sempre crea anche conflittualità culturale. In particolare sono stati diversi amministratori del culto del cattolicesimo a esprimersi negativamente sul rito delle Persephoni, tanto che avrebbero impedito il loro ingresso nei luoghi in cui si celebrano le funzioni religiose. Alcuni bovesi ci hanno raccontato che questa disputa si ripropone quasi ogni anno, accendendosi o attenuandosi in base all’apertura mentale dell’alto prelato di turno: i più illuminati e progressisti non vedono nulla di male in tale tradizione popolare e men che mai la ritengono in conflitto con i dettami della credenza cattolica, mentre i dirigenti più ortodossi di tale confessione hanno più volte osteggiato lo svolgimento di tale rito, arrivando a condannarlo per la sua natura pagana.
Conflitti che sembrano evocare il mondo letterario di Guareschi e le sue bonarie tensioni politico-culturali arcadiche, facendo sorridere i bovesi più laici, pronti però a difendere il valore antropologico delle Persephoni e la loro rilevanza nella storia della comunità locale.
Nel volume All’ombra delle pupazze in fiore – antropologia di un rito nella Calabria grecanica, pubblicato da Kurumuny nel 2010, Alfonsina Bellio spiega che “le pupazze o palme di Bova vengono realizzate con foglie di ulivo che tutta la gente, uomini, donne e bambini, intreccia con grande maestria e pazienza attorno ad un asse di canna: finita la struttura, vengono adornate con fiori, frutti, nastri e merletti; dopo la benedizione, le palme benedette vengono portate in giro per le vie del borgo e smontate; le “steddi” (ovvero le parti che le compongono) vengono distribuite tra le popolazioni che le conservano su un albero o in casa” (www.bb-kalos.it).
Il brano è riportato sul sito di Kalos, bed & breakfast di Bova da annoverare tra i migliori di tutta Italia, a dimostrazione della rilevanza anche turistica di questa tradizione, dall’evidente capacità di attrazione.
Ma il già citato sito Calabriagreca.it non manca giustamente di sottolineare il carattere identitario di un rito “importante ed unico per Bova e tutto l’Aspromonte greco”, tanto che “va tutelato per la sua forte carica ritualista, per le sue implicazioni storico-culturali e per la simbologia che custodisce”.
A conferma della rilevanza delle Persephoni, c’è la presenza di un esemplare in esposizione all’interno del Centro Visita di Bova di via Dante che è possibile ammirare nella sua interezza.
Il personale del Centro offre un bel servizio ai visitatori, la possibilità di assistere a una simulazione dell’intreccio che porta alla realizzazione delle Persephoni: anche se fatta con la carta al posto delle palme, rende bene l’idea della manualità necessaria per dare vita a queste mistiche sculture vegetali.
Abbiamo documentato con la nostra telecamera tale dimostrazione.
Info: www.parcoaspromonte.gov.it