Alla Borsa, il regno dei Tortellini di Valeggio
Un ristorante che ti serve una verticale di tortellini, già soltanto per questa idea vale il viaggio. Se poi tra questi ci sono i famosi Tortellini di Valeggio, il viaggio diventa d’obbligo. Anche perché questo ristorante si trova immerso tra bellezze naturali e storiche capaci di condire una splendida giornata appagando tutti i sensi.
Collocato in pieno centro a Valeggio sul Mincio, in provincia di Verona, si chiama Alla Borsa perché vi si ritrovavano i commercianti del posto per concludere i contratti. Dal 1959 è gestito dalle varie generazioni della famiglia Pasquali.
Di cose allettanti in carta ne ha diverse, ma è impossibile non cedere al richiamo di un intero pranzo incentrato sui tortellini prodotti artigianalmente dalle maestre pastaie del locale, affettuosamente chiamate le Sfogline.
Su tutti, i Tortellini di Valeggio, talmente mitici che su loro aleggia la leggenda del nodo d’amore, raccontata sul sito della Provincia di Verona. Una leggenda ambientata ai tempi del Signore Giangaleazzo Visconti, una favola romantica che ha per protagonisti un soldato e una ninfa mutata in strega, la quale si conclude con “un fazzoletto di seta dorato, annodato dai due amanti a ricordare il loro eterno amore. Ancora oggi si narra come le ragazze del tempo, nei giorni di festa, per ricordare la storia dei due innamorati, tiravano una pasta sottile come la seta, tagliata e annodata come il fazzoletto dorato, arricchita da un delicato ripieno. Si trattava del Tortellino di Valeggio” (www.tourism.verona.it).
Si tratta di un soffio di pasta adagiato intorno a un gustoso ripieno di carni, senza aggiunte di formaggio o salumi. Serviti in brodo, l’impasto aleggia con eterea consistenza, quasi fosse una crema che avvolge delicatamente il prezioso contenuto di brasato. Un ripieno non aggressivo ma di massima soddisfazione.
I tortelli al burro poi sono un miracolo, un alito di gusto che non necessità di altro.
I tortelli di zucca sono dolci, in versione mantovana con mostarda e amaretti, tripudio di golosità. Anche quando si uniscono a un denso ragù di carne tagliata al coltello.
Casomai non doveste essere sazi (ma è impossibile…), un passaggio con le sfogliatine al radicchio e zucchine metterà a posto l’appetito: piatto popolare di sicura piacevolezza.
La pasticceria è autoprodotta, ma la vetta di originalità la si raggiunge con la buonissima frutta sciroppata fatta in casa, imperdibile: provatela al fianco di una delle loro buonissime crostate.
Il pranzo è stato accompagnato dai vini di Monte del Frà, azienda agricola situata sulla Strada Custoza, a Sommacampagna (Verona). Il loro celebrato Cà del Magro è un Custoza Superiore molto ruffiano, assemblato per piacere a tutti, alle guide come ai bevitori meno esperti: ma un blend di ben sette uve, poche delle quali autoctone, parla del lavoro di un enologo più che del territorio, quindi non emoziona.
Molto convincente invece il loro Valpolicella Classico, questo sì da uve autoctone, 80% di Corvina veronese e Corvinone, 20% di Rondinella: è un perfetto standard del genere, godibilissimo.
Evanescente il Bardolino che parte bene al naso ma si affievolisce al gusto. Ma Alla Borsa potete sbizzarrirvi con i vini del Veronese: ci sono tutte le declinazioni possibili.
In chiusura, non perdetevi la potentissima grappa Masi di Recioto: una vera invasione della potenza organolettica della Valpolicella.
Perché Alla Borsa tutto parla di Territorio, anche i gestori, i quali non pensano soltanto alla propria attività, bensì si producono in una continua generosa e appassionata attività di promozione dei pregi naturali e culturali della zona, consapevoli che la loro cucina ne è parte integrante.
Come emerge dal modo in cui Nadia Pasquali racconta questo splendido ristorante e il suo contesto.
Info: www.ristoranteborsa.it