Da Capo Verde, vini africani dal cuore piemontese: gusto e solidarietà
Sono vini africani, ma nelle bottiglie che li contengono batte un cuore italiano, in gran parte piemontese, vista la provenienza di chi anima questa produzione in cui al pregio organolettico si associa quello della solidarietà.
Parliamo di nettari solidali che vengono realizzati a Capo Verde, arcipelago che si trova in corrispondenza delle coste occidentali dell’Africa settentrionale, composto da isole di origine vulcanica.
“Il progetto della creazione della Vinha de Maria Chaves nell’isola di Fogo a Capo Verde nasce nel cuore e nella mente di Padre Ottavio nel 2002, per dare supporto economico alle attività sociali in favore del popolo capoverdiano” si racconta sul sito di AMSES, Associazione Missionaria Solidarietà e Sviluppo, Onlus nata all’interno del Segretariato Missioni Estere dei Frati Cappuccini del Piemonte, con il dichiarato “scopo di aiutare i popoli nel loro sviluppo umano, sociale ed economico”, anche attraverso il progetto dei vini di cui vi stiamo parlando.
“La Vinha de Maria Chaves ha davvero il sapore di un piccolo miracolo nato dal sogno e dalla determinazione di chi ha creduto fortemente nel progetto, unendo all’esperienza di agronomi e di enologi italiani l’amore solidale per questa isola e per la sua gente”.
Si tratta di un terreno donato in comodato d’uso dal Governo di Capo Verde per cinquanta anni, al fine di svilupparvi un programma vitivinicolo.
La scelta dell’area è stata determinata dalla presenza di acqua dolce alle falde del contiguo vulcano e alle conseguenti particolarità del clima e del terreno.
Le barbatelle di vite impiantate con successo nell’estate del 2009 sono oltre centomila.
“Il lungo lavoro di ricerca e di selezione delle piante è stato affrontato considerando quelle che sono oramai le varietà tipiche dell’isola, importate in loco dai portoghesi durante il loro lungo periodo di colonizzazione” spiegano sul sito. Le uve a bacca bianca sono Muscatel, Moscato e Chardonnay, mentre quelle a bacca rossa sono Muscatel rosso, Turriga Nacional, Tempranillo e Aleatico.
Un progetto che tra le varie ragioni di interesse annovera anche lo studio del “comportamento della Vitis vinifera in ambiente tropicale e/o sub-tropicale”.
Infatti per l’approvvigionamento dell’acqua è stato necessario creare una rete collegata all’acquedotto per garantire l’irrigazione quotidiana goccia a goccia, differenziata e programmata.
Tutto ciò ha portato lavoro alla popolazione locale, anche grazie al contributo della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), Comitato per gli Interventi Caritativi a favore del Terzo Mondo.
Importante l’affermazione che “il progetto della Vigna di Maria Chaves e delle Cantina di Monte Barro dell’isola di Fogo non viene supportato da AMSES come un’azienda e l’associazione non importa il vino per venderlo e far concorrenza nel mercato italiano, ma la nostra Onlus promuove l’impegno e la crescita del popolo capoverdiano attraverso progetti di autosufficienza e sviluppo economico”.
Da qui la richiesta di “ un contributo minimo, a sostegno delle spese di produzione per mantenere ed espandere l’attività della vigna, che appartiene ad un più ampio progetto di autosufficienza e sviluppo economico locale ed internazionale”.
Alla vigna si associa il progetto Adega de Monte Barro. La Cantina Monte Barro è uno stabilimento per la lavorazione dell’uva e l’imbottigliamento di vino bianco, rosso e rosato”, in cui “si trasforma l’uva in vino e si compiono i relativi processi di affinamento, imbottigliamento, etichettatura, invecchiamento, confezionamento ed imballaggio delle bottiglie; la produzione annuale potenziale, a pieno regime, può ammontare a 233.000 bottiglie l’anno”.
Abbiamo provato le tre tipologie principali di questi vini, ricavando un senso di originalità del loro gusto, più per le sfumature gustative che per la struttura in sé.
Il rosso di punta è il SanTiago che assembla i vitigni Muscatel rosso, Tempranillo e Touriga Nacional: abbiamo molto apprezzato che non faccia legno, poiché l’affinamento avviene per sei mesi in acciaio e per due mesi in bottiglia. Questo ne fa un vino sincero che restituisce pienamente i sentori naturali delle uve e perfino quelli dei terreni di coltivazione, rendendolo gradevole, di semplice beva, ben succoso.
Convincente il bianco Santa Luzia, uvaggio di Muscatel bianco, Chardonnay e Moscato che ben bilancia acidità e aromaticità, rendendo godibilissimo il sorso.
Molto interessante il rosato San Vicente che mette insieme uve coltivate sulle pendici del vulcano di Fogo come Muscatel rosso, Tempranillo, Touriga Nazionale e Aleatico, bacche rosse vinificate in bianco. Anche qui niente legno, ma una vinificazione che privilegia la freschezza al palato, mentre il naso viene raggiunto da profumi suadenti.
Altri vini in produzione, il San Filipe (Muscatel rosso, Aleatico Tempranillo, Touriga Nazionale) e il Pico Do Fogo (Muscatel rosso, Aleatico, Touriga Nazionale, Tempranillo).
Sul sito citato sono descritte tutte le modalità di donazione per procurarsi il vino di Maria Chaves, senza dimenticare che il suo acquisto dà diritto a benefici fiscali.
A bere del buon vino così, c’è davvero più gusto.
Ci siamo fatti raccontare questo mondo enologico da un volontario di AMSES, Paolo Gaza.
Info: www.amses.it