Dal Ciociaro a Roma, la migliore amatriciana della città
Ci sono ristoranti dove vai per un solo piatto. Ma è un solo piatto che vale il viaggio. Il Ciociaro di via Barletta 21 a Roma è uno di questi. Fanno la migliore pasta all’amatriciana di tutta la città, non ci sono discussioni. E bisogna andarci per quello. Perché è il motivo per cui ci hanno portato qui una decina d’anni fa per farcelo conoscere. Ed è la ragione per cui ne parliamo ovunque ce ne capiti l’occasione.
Il segreto? Quello meno evidente, un guanciale di qualità eccezionale. Quello manifesto e perfino esibito, l’abitudine di mantecare la pasta dentro una forma di pecorino romano scavato. Il piatto viene completato davanti agli occhi del cliente. Su un carrello vi arriverà al tavolo la forma di pecorino, con all’interno la fumigante pasta all’amatriciana che attende soltanto di essere rigirata, per impregnarsi di formaggio sciolto e raggiungere vette immense di gusto.
Abbiamo documentato la preparazione.
Questa modalità di preparazione fa del ristorante Il Ciociaro un luogo gastronomico da cui è inevitabile fare un passaggio, perché sarà una delle esperienze culinarie che più racconterete agli amici.
Per il resto, è un normale ristorante per turisti. Ha materie prime di qualità e un buon cuoco, certamente, ma la carta che assembla indistintamente carne e pesce, tradizione e piatti scontati di tutta la gastronomia nazionale, denuncia la sua vocazione di locale pensato per attirare i tanti visitatori del vicino Vaticano.
Legittimo, ma è un ristorante che con un po’ di coraggio in più potrebbe fare un grande salto di qualità. Forse per questo, tra i gourmet, è più amato dai romani extra moenia che dai cittadini. Infatti a farcelo scoprire è stata una buona forchetta che non abitava dentro Roma, quindi meno snob verso i locali della città.
Ma l’assenza di rigore del suo menu si fa largamente perdonare con la clamorosa bontà dell’amatriciana, a nostro parere da fare necessariamente con i bucatini.
Le tante volte che ci siamo andati, non siamo mai riusciti a prendere un’altra pietanza, anche per l’abbondanza della porzione, adeguata tuttavia al costo della portata. Costo che non deve scoraggiarvi, perché un piatto di questi bucatini equivale a un pasto completo.
Quindi non rimpinzatevi di antipasti, ma puntate dritto alla pasta.
Dovrete però resistere all’atra pecca del locale, l’eccessiva insistenza dei camerieri che vi tormenteranno per farvi prendere quante più portate possibili: non cedete, così prima o poi si rassegneranno a lasciarvi scegliere cosa mangiare senza pressioni. Peccato per questa ossessiva invadenza: con qualche straniero potrà funzionare, ma per un italiano avvezzo ai ristoranti è decisamente fastidioso dovere opporre continui “no, grazie” alle reiterate offerte di cibo.
Premesso che comunque abbiamo assaggiato qui un buon maialino al forno, c’è un’altra leccornia che vale la pena provare, il loro prosciutto crudo ciociaro tagliato al coltello. Non aspettatevi le stagionature perfette degli spagnoli, la dolcezza suadente del Parma o la golosa sapidità del San Daniele, perché si tratta invece di un prosciutto contadino, perfino rozzo nella lavorazione, ma proprio per questo autentico nel sapore. La carne è ben compatta e asciutta, il sapore per niente ruffiano, ma ha il gusto sincero del prosciutto di casa tipico dell’entroterra laziale, quello fatto dalle famiglie che ogni anno macellano un maiale per il fabbisogno annuale dei propri cari. Purtroppo i camerieri faranno i furbi e, anche se doveste chiederne soltanto un assaggio, ve ne porteranno una grande quantità, per farvelo pagare ben 10 Euro: prezzo eccessivo, anche se l’esperienza è valida.
Anche in questo caso, non siate accondiscendenti a spese vostre: se avete chiesto un assaggio e invece vi hanno portato una tonnellata di prodotto, rimandate indietro il piatto e non pagatelo. Dispiace dovere rimarcare certi comportamenti sbagliati e intollerabili, ma occorre far capire ai ristoratori che queste cattive pratiche sono nocive soprattutto per la loro reputazione, con tutto quel che ne consegue.
Per accompagnare il pasto, infine, evitate le bottiglie in carta, tutte banali ed evitabili: accontentavi del vino della casa, un buon Cesanese che regge tutto il pasto, finalmente a un prezzo equo.
Non ascoltate i romani de Roma che ve lo sconsiglieranno e non fatevi dissuadere dai difetti che vi abbiamo segnalato: non potrete dire di conoscere davvero i bucatini all’amatriciana fino a quando non li avrete mangiati qui.
Info: www.ilciociaro.it