Antica Osteria da la Stella ad Urbino (PU), la storia come ristoro
Si narra che nel centro della città rinascimentale “si trovava la famosa osteria da la Stella luogo di incontro e ristoro della vita artistica e culturale del ducato di Urbino”. Documenti testimoniano che “sono registrate spese per pagamenti a Niccolò della Stella per alloggio e vitto dato ad artisti”, fra cui “Paolo Uccello molto ghiotto di frutta (1464-69)”. Ma tra gli avventori c’erano anche Raffaello Sanzio, Piero della Francesca e Paolo Uccello.
Nel Settembre del 2009 Giovanna Cecchetti decide con Elivio di fare rivivere l’Antica Osteria da la Stella “nel palazzo del 1400 dove probabilmente era ubicata l’omonima osteria, riproponendo in un ambiente molto ben restaurato e curato piatti tipici della tradizione culinaria marchigiana”.
Potenza dello storytelling, così suadente da rendere questo ristorante il più interessante in assoluto di tutta Urbino, in maniera però indipendente dalla qualità dell’offerta gastronomica del locale. Troppo forte la suggestione di quell’osteria di secoli fa che annoverava alla propria tavola tanti geni dell’umanità.
Oggi l’Osteria da la Stella sul suo sito dice di offrire “piatti dalla tradizione rivisitati”; al tempo stesso, nello stesso sito, dichiara di dare vita a una cucina “saldamente ancorata alla tradizione culinaria del Montefeltro”: ma appena poche righe dopo, eccola asserire di ispirarsi alle “tradizioni marchigiane e romagnole”. Un certo senso di confusione emerge, dalla lettura del sito, tra contraddizioni evidenti e un accumulo di istanze che appaiono affastellate.
Sorprende di più e negativamente che dopo avere sciorinato tanta storia antica e nomi roboanti, in carta non sia presente alcuna ricetta di quel tempo tanto decantato nella presentazione del locale: sarebbe interessante capire cosa mangiassero i grandi artisti rinascimentali seduti al tavolo della stessa osteria. Invece per il menu si parla di “deliziose paste fatte in casa come i tradizionali cappelletti in brodo di gallina, le tagliatelle al tartufo bianco o al ragù antico”.
Durante il nostro test, abbiamo invece trovato piatti creativi o che volevano essere tali. Come lo sformatino di patate e porcini con chips, buono, ma un po’ asciutto: una carenza di umidità che ha limitato la potenzialità golosa della ricetta.
Il risotto di zucca con erborinato di capra e mandorle è apparso un azzardo che non ha pagato: il formaggio utilizzato è un detonatore di sapore, da usare con grande parsimonia e mano sicura, altrimenti rischia di sbilanciare il piatto coprendo gli altri sapori, esattamente come in questo caso. L’acidità spinta dell’erborinato è entrata in perniciosa pugna con la tenue dolcezza della zucca, trasformando un potenziale contrasto virtuoso in un conflitto vizioso.
Convincono invece le preparazioni più semplici in cui non c’è la malcelata intenzione di volere fare grande cucina a tutti costi, come nel caso del pane fatto in casa: ghiotti i grissini al sesamo, buono il pane ai cinque cerali.
Come dolce, la panna cotta al caramello con cantuccini si lascia mangiare, ma senza lasciare il segno.
Se lo storytelling si potesse mangiare, questo sarebbe forse il primo ristorante d’Italia. Ma purtroppo per i gestori la Storia non è edibile e allora bisogna riscontrare una mano poco felice in cucina, forse per un eccesso di ambizione.
Chissà che una scelta gastronomica generale più semplice e concreta non possa rivelarsi maggiormente consona con il fascino che il locale vuole evocare, quello di solide radici artistiche di cui esistono omologhi anche nella nostra cucina storica che potrebbero essere seguiti con migliori risultati di quelli attuali.
Nota di merito invece per gentilezza di chi gestisce la sala: anche in condizioni di stress, il servizio è attento e ben disposto all’ascolto del cliente. Non è poco. Ma non può essere tutto.
Info: anticaosteriadalastella.com