Nel varesotto torna la Gioeubia, l’antico rito della strega bruciata
Nel Varesotto è molto sentita ancora oggi l’antica tradizione della Gioeubia, termine con il quale viene definita la strega cui viene dato fuoco pubblicamente, appiccando le fiamme a una catasta sulla quale troneggia immobile la sua raffigurazione scenografica.
Un rito apotropaico teso a scacciare tanto le negatività funeste quanto i rigori della stagione più rigida, quindi sospeso tra il verno e l’Averno.
Non a caso si svolge nel cuore del periodo invernale, l’ultimo giovedì di ogni mese di gennaio, anche se in alcuni casi l’evento è stato spostato alla domenica successiva.
L’evento, già suggestivo di per sé, si presta anche a forme di spettacolarizzazione, come nel caso di una versione ambientata in un parco che prevede l’accensione del pupazzo della strega per mezzo di un uccello di fuoco, un semplice dispositivo meccanico per rendere più eclatante l’avvio della combustione, con le fiamme che percorrono un breve tratto in aria, su un cavo sospeso usato come binario, andando a precipitare sull’effige della Gioeubia.
Abbiamo documentato con un video questo momento cruciale della rappresentazione.
Una messa in scena che ha fatto presa sul pubblico, accorso numeroso nelle varie edizioni.
Anche se l’anno scorso durante la rappresentazione è stato notato un episodio che qualcuno ha vissuto come una gaffe. Forse complice il clima euforico dell’evento, tale uccello di fuoco è stato oggetto nel corso della rappresentazione di una battuta che ha destato delle perplessità: lo speaker che commentava l’azione scenica, in filodiffusione, si è lasciato scappare la frase “l’uccello penetra la Gioeubia”, ribadendo e scandendo la frase un’altra volta, sottolineando vocalmente il termine “penetra” e chiudendo con un ironico “… e chi vuol capire, capisca”.
L’autore della frase ci ha dichiarato al telefono che si è trattato di una battuta senza importanza. Abbiamo provato a chiedergli se avesse riflettuto sul fatto che ad ascoltare quella battuta ci fossero tanti bambini con le loro famiglie, ma non abbiamo ricevuto risposta, poiché la persona interpellata ha bruscamente interrotto il dialogo, intimandoci di non scrivere nulla dell’accaduto.
A confermare come ci possano essere visioni opposte dell’evento, è il modo cui lo interpreta la Famiglia Bosina, Associazione Culturale Varesina concentrata sull’attività teatrale.
Dopo la premessa che “in alcuni luoghi dove sopravvive la tradizione, la Giöbia è ancora simbolo dell’inverno e dei suoi problemi, che devono essere bruciati con un grandissimo fuoco – il falò – per far scomparire i mali e perché possa nascere, sbocciare gioiosamente la nuova stagione con doni abbondanti”, sul sito dell’associazione Natale Gorini spiega che “è il caso di Busto Arsizio, dove la Giöbia è raffigurata, impersonata da una vecchia brutta, fatta di paglia o altro materiale combustibile, rivestita di stracci o abiti dismessi, che viene bruciata in piazza l’ultimo giovedì di gennaio: rappresenta l’inverno, la brutta stagione che se ne va col fuoco portando con sé ogni elemento negativo, malattie ed altro; era una festa pubblica, collettiva, nella quale si mangiavano piatti tradizionali costituiti da risotto con salsiccia e polenta con i brüscitt; poi seguiva il falò”.
Segue la parte più importante, legata proprio al rispetto della figura femminile: questa tradizione “ora sopravvive col nome di Giöbia – riesumata dalla Famiglia Bosina nell’ultimo giovedì di gennaio – con il significato di Festa della Donna, di omaggio dell’uomo alla donna per tutto quello che fa nella famiglia”.
Pertanto per la Famiglia Bosina “vuole essere un riconoscimento e ringraziamento alla donna”.
Tanto da avere creato un simbolo concreto di tale dedica, un dolce a forma di cuore “che si vede nelle vetrine delle pasticcerie l’ultima settimana di gennaio e che l’uomo offre, quale omaggio, alla sua donna”.
Quest’anno la Festa della Giobia della Famiglia Bosina è stata organizzata per giovedì 26 gennaio 2017, alle ore 20, al ristorante Vecchia Riva alla Schiranna (Varese).
Tante le celebrazioni dell’evento in tutto il varesotto. Ne citiamo alcune.
La Famiglia Bustocca, Associazione culturale in Busto Arsizio, rinnova per questo giovedì 26 gennaio “la tradizione dul dì scenen e, dopo il falò del pupazzo, previsto per le ore 19.00, ci ritroveremo presso il Ristorante La Cornacchia e il Mosto – Viale Cadore 8, Busto Arsizio – alle ore 20.15, dove faremo onore al valore della coinvolgente e allegra convivialità, gustando i piatti della tradizione”.
Si aggiunge l’informazione che a Busto Arsizio “le Giöbie saranno esposte fin dal mattino in piazza Santa Maria e verranno bruciate nel luogo indicato dall’amministrazione comunale” (lafamigliabustocca.org).
Sempre giovedì 26 in programma il Gran Falò della Giobia 2017 a Turbigo, organizzato dalla Pro Loco presso il Campo della Giobia di via Trieste, angolo via del Torrione (zona Scuole Medie): “daremo fuoco alla vecchia e ai brutti pensieri, degustando insieme ottimi vin brulé e birra brulé accompagnati da golose chiacchiere; il rogo propiziatorio ci proietterà nelle belle giornate dal tepore primaverile”. Segue un invito: “come sempre, portate con voi i vostri campanacci e i brutti pensieri da bruciare insieme alla strega d’inverno” (www.prolocoturbigo.it).
Falò della Giöbia anche a Marnate, in piazza S. Ilario alle ore 20.45, sotto l’egida della Pro Loco, la quale invita tutti i bambini “a portare un legnetto con un desiderio che verrà bruciato con la giöbia”, mentre “a tutti i presenti verrà servito vin brulé e cioccolata calda” (www.comune.marnate.va.it).
Ma sono tantissimi i piccoli falò sparsi per la provincia, spesso organizzati da oratori o da locali di ristorazione: basta seguire il passaparola…