La Cima alla genovese, poesia di una ricetta storica
Bell’oueggè strapunta de tùttu bun
prima de battezàlu ‘ntou prebuggiun
cun dui aguggiuìn dritu ‘n pùnta de pè
da sùrvia ‘n zù fitu ti ‘a punziggè
àia de lùn-a vègia de ciaèu de nègia
(‘A Çimma, Fabrizio De Andrè)
(Bel guanciale materasso di ogni ben di Dio
prima di battezzarla nelle erbe aromatiche
con due grossi aghi dritti in punta di piedi
da sopra a sotto svelto la pungerai
aria di luna vecchia di chiarore di nebbia)
[traduzione dal sito di Via Del Campo: www.viadelcampo.com]
Se una pietanza viene cantata da un Maestro come Fabrizio De Andrè, vuol dire che rappresenta un pezzo di Poesia fondamentale. E lo è certamente la Cima alla genovese, un elemento identitario della città, ammantato di leggenda nel testo che Faber scrisse insieme a Ivano Fossati per l’album Le Nuvole del 1990.
Frutto di una preparazione lunga quanto la lista degli ingredienti, va provata nella versione artigianale per esser capita, senza farsi traviare dal preparato industriale dei supermercati che poco ha a che vedere con la tradizione, svilendola al rango di insaccato.
La migliore a Genova l’abbiamo provata da Sa’ Pesta in via dei Giustiniani 16R, così abbiamo chiesto a chi gestisce il locale di raccontarcene la ricetta.
Info: www.sapesta.it