L’affascinante storia del Nebbiolo sardo di Luras, grande vino di Muscazega
Una vicenda di straordinario fascino che collega la genesi di un vino niente meno che a un pezzo della storia d’Italia: c’è un intreccio di viti e di vite che irretisce, intorno all’avventuroso viaggio che ha portato il vitigno Nebbiolo dal cuore del Piemonte al nord della Sardegna, per dare vita a un nettare di grande pregio.
Il suo epicentro produttivo è Luras, piccolo comune della provincia di Sassari, in Alta Gallura. Qui lo chiamano Nebiolo con una “b” ed è un elemento fortemente identitario per la comunità. In tanti lo vinificano in casa, con orgoglio tale da ingaggiare sfide con gli altri produttori casalinghi per decidere chi lo faccia più buono.
Sempre qui è nata un’associazione a esso dedicata, la Confraternita del Nebiolo (http://www.confraternitanebiololuras.org/), cui si deve la divulgazione della sua storia, tratta dai “dati trasferitici dai nostri avi”, secondo i quali sarebbe stato portato in zona nell’800 “dal Generale La Marmora, al soldo dei Savoia”, quando andò a “visitare la Sardegna da Sud verso Nord per studiarne il territorio, la gente, l’economia, per conoscere usi e costumi nonché i prodotti”, portando con sé dei vitigni di Nebbiolo “per esaminare eventuali affinità tra le due Regioni”. Una volta in Gallura, colpito dalla bellezza del territorio e dalla sua organizzazione economica e sociale, il generale intuì che i terreni della zona “avessero le caratteristiche peculiari più proprie per la coltivazione del Nebiolo” (http://www.confraternitanebiololuras.org/il-nebiolo/).
Secoli dopo, nell’ambito della produzione non più casalinga, bensì con tutti i crismi ufficiali, il vino ha l’obbligo di chiamarsi Nebbiolo con le due “b”, ma non meno identitario è sentito da chi vi si dedica appassionatamente, come l’Azienda Vitivinicola Tenuta Muscazega.
E’ condotta da Laura Carmina, la quale si è fatta ambasciatrice di questa delizia negli ambienti del vino e di chi lo ama: non a caso noi stessi lo abbiamo scoperto grazie a lei all’annuale mercato dei Vini della FIVI a Piacenza.
Il Nebbiolo lo produce in un’antica struttura dei primi dell’ottocento trasformata in azienda vitivinicola, in una vigna “realizzata nel paesaggio incontaminato dei Colli del Monte Limbara”, nel “cuore della Gallura, nord-est della Sardegna, tra i Comuni di Luras, Nuchis e Tempio Pausania”, circondata “dai ruscelli Minnisio e San Paolo superato da un suggestivo ponticello di epoca romana Ponte Nughes”.
Abbiamo voluto provare il Nebbiolo di Muscazega nella sua versione in purezza più nuda, il Disizu, in cui il vino non fa legno, poiché matura sempre “in vasche di acciaio dove sosta per almeno un anno”, cui segue “ulteriore affinamento in bottiglia, non meno di 3 mesi, fino alla commercializzazione”. Magnifico il profumo di more che emana da uno splendido colore carmineo, mentre l’approccio con il palato è gentile, segnato da raffinatissima acidità. Lenta ma inesorabile l’emersione delle spezie e del frutto in tutta la sua freschezza.
Abbiamo chiesto a Laura Carmina di riassumerci la storia di questo vino e di narracene le peculiarità: lo ha fatto davanti alla nostra telecamera, nel video che segue.
Info: http://www.tenutamuscazega.it/