Museo archeologico di Potenza, base della conoscenza della Basilicata
Il linguaggio è quello dei reperti archeologici, supportati da pannelli esemplari per aspetto iconico e scrittura: le grafiche sono induttive e mai ridondanti, così come i testi non eccedono in tecnicismi e rifuggono i nozionismi, fornendo soltanto i dati essenziali e snocciolando le narrazioni più significative, saziando il desiderio di conoscenza senza inutili appesantimenti.
Già la sede è prestigiosa, Palazzo Loffredo, sito nel centro storico, “uno dei pochi esempi di edilizia nobiliare del XVIII secolo a Potenza: il palazzo è testimone di numerose fasi ricostruttive seguite ai periodici eventi sismici, particolarmente distruttivi, che hanno interessato la città” (http://www.polomusealebasilicata.beniculturali.it/index.php?it/177/museo-archeologico-nazionale-della-basilicata-dinu-ademenestanu-potenza).
Negli ambienti restaurati sono distribuiti, con criteri ora cronologici ora geografici o ancora tematici, “i risultati delle importanti ricerche condotte negli ultimi anni nella Basilicata”, insieme che “costituisce una vetrina della complessa realtà archeologica di una regione che è stata luogo privilegiato dell’incontro tra genti di stirpe e di cultura diversa, al centro del Mediterraneo”.
Tante le aree rappresentate, dal Materano al Melfese, passando per il Potentino, narrando antichi popoli come Enotri e Lucani, Greci e Romani.
Dalle vetrine si propongono ai visitatori reperti eterogenei, come vasi e terrecotte che offrono un campionario di stili decorativi…
… monili, statuette, oggetti votivi, uno scheletro nella posizione originale della sepoltura…
… perfino un mosaico…
… fino all’imponente ricostruzione ideale del contenuto dell’importante della tomba di un basileus ritrovata a Vaglio in località Braida che comprende armi, scudo, pettorali dei cavalli e maschere.
Un ordito di rimembranze capace di educare e al tempo stesso emozionare, rispettando i tempi intellettivi di ciascuno: ne abbiamo raccolto alcuni scorci nel video che segue.
Non potrebbe esserci migliore omaggio di questa esposizione all’appassionata concretezza di quel Dinu Adamesteanu al quale il museo è intitolato, “figura di studioso di assoluto rilievo internazionale, oltre che fondatore dell’archeologia lucana”. Rumeno di nascita (1913) ma talmente innamorato dell’Italia da farla diventare la sua nuova patria e perfino il luogo in cui riposa (dal 2004), Adameșteanu è stato archeologo di indefessa energia, mosso da un furente desiderio di scoperta che lo ha portato a sperimentare anche le tecniche di indagine aerea, modernità poggiata su una solida formazione che gli ha fruttato diverse cattedre in varie università italiane.
Instancabile anche nella veste di “funzionario statale, al vertice delle Soprintendenze di Basilicata e Puglia, si distinse per la tutela dalle aggressioni ai territori di interesse archeologico e per la creazione e lo sviluppo di una qualificata rete di musei, di rango nazionale, per promuovere una politica che vedesse l’esposizione dei ritrovamenti archeologici nei pressi dei siti archeologici originari”.
A onorarlo ulteriormente è anche la gentilezza fuori dal comune del personale del museo, insieme a una palese manifestazione di appassionata dedizione: qui non abbiamo trovato semplici dipendenti, bensì reali custodi del Sapere e sinceri divulgatori di orgoglio lucano ancestrale.
Info Pagina Facebook: Museo Archeologico Nazionale Della Basilicata Dinu Adamesteanu