Casa Grotta di Vico Solitario a Matera: ecco come si viveva nei Sassi
Va bene rimanere incantati davanti all’abbagliante splendore dei Sassi di Matera, ma pur avvinti dall’inevitabile rapimento estatico, a un certo punto ci si chiede: come si viveva qui?
Sì, perché tutta questa meraviglia non è stata pensata ovviamente come costruzione scenografica o attrazione turistica, bensì ha rappresentato per millenni un riparo in cui si è sviluppato un sistema socio-antropologico, ricco di ingegno e di umanità, impegnato ogni giorno nella strenua lotta per la sopravvivenza.
Diventa quindi più di una curiosità, bensì una vera e propria accorata necessità intellettuale sapere come si vivesse in quelle case scavate nella pietra.
A soddisfare questa esigenza di conoscenza è la Storica Casa Grotta in vico Solitario, nel Sasso Caveoso.
Infatti si presenta come “l’unica autentica opportunità per rendersi conto di quella che era la vita nelle case scavate del Sasso Caveoso prima del loro abbandono, avvenuto in seguito alla legge di risanamento dei Sassi voluta dal presidente del consiglio Alcide De Gasperi nel 1952”.
Opportunità autentica, perché in questo caso si può entrare in una vera casa-grotta e quindi osservarla dall’interno, non soltanto dal pur interessantissimo profilo architettonico, bensì anche sotto l’aspetto della ricostruzione storica, dato che l’ambiente ospita un allestimento per fare “meglio comprendere usi e costumi degli abitanti degli antichi Rioni Sassi di Matera, prima del loro abbandono”, essendo “arredata con i mobili e gli attrezzi autentici del periodo in cui era abitata”.
In tale “unico ambiente, in parte scavato e in parte costruito”, sono ricreati “il focolare con la cucina”…
… “al centro della casa un piccolo tavolo con l’unico grande piatto dal quale tutti mangiavano, il letto composto da due cavalletti in ferro, sui quali poggiavano delle assi di legno e il giaciglio costituito da un materasso ripieno di foglie di granturco”…
… “la mangiatoia che ospitava il mulo”, in cui la placida e sensibilissima bestiola è raffigurata a grandezza naturale, modo semplice e induttivo per fare comprendere la promiscuità tra uomini e animali domestici in tale contesto abitativo, poiché le bestie da soma contribuivano anche a scaldare l’ambiente, perfino con le loro deiezioni.
Si passa un piccolo tramezzo ed ecco “l’altra stalla dove sono ben visibili la mangiatoia, la cava tufacea dalla quale si ricavavano i blocchi di tufo ed una cavità circolare usata come letamaio o come deposito per la paglia.”.
Si rimane impressionati davanti al rudimentale genio ingegneristico che ha portato alla creazione di un “sistema di raccolta delle acque piovane dall’esterno; ben visibili sono la canalizzazione e la cisterna”.
I tanti reperti in mostra a loro volta narrano l’operosità della gente materana che combatteva per la sopravvivenza attraverso il lavoro contadino e la pratica della pastorizia…
… cui si accompagnavano tutte le altre attività artigiane, compresa la filatura per confezionarsi in proprio abiti e corredi…
… o per eseguire ogni forma di riparazione e per produrre tutto il necessario per la quotidianità.
Tutti reperti autentici, raccolti con grande dedizione nel territorio circostante.
Così come autentica è la commozione quando ti raccontano la vicenda dell’abitazione e dell’ultima famiglia che vi ha vissuto, snocciolata attraverso i documenti originali che fanno ben capire l’organizzazione sociale dei tempi andati ma anche la struttura delle famiglie di una volta…
… mentre sul piano delle vicende storiche si chiarisce cosa abbia rappresentato l’esodo delle migliaia di persone spinte dallo Stato a lasciare questi luoghi per indirizzarsi verso condizioni di vita più salubri.
La visita ha un impianto di tipo teatrale, con una voce registrata che fuori campo fornisce le informazioni essenziali, mentre le guide integrano la spiegazione aggiungendo a voce altri particolari.
Un’impostazione probabilmente mutuata dall’esperienza artistica dei gestori della Casa, riuniti nel GTM, il Gruppo Teatro Matera, costituito da Enrico Annecchino nel 1974, già “artefice di numerosi eventi e iniziative di spiccata valenza culturale e turistica realizzati nel suggestivo scenario dei Sassi di Matera”.
E’ stato il GTM nel 1977 a ritenere opportuno aprire al pubblico questa Casa Grotta, ottenendo con questa iniziativa “una grandissima affluenza di visitatori italiani e stranieri”, divenendo “un momento culturale nella vita dei Sassi”. Un successo dovuto anche all’ammirevole organizzazione della gestione di questo bene culturale, a partire dalla gentilezza del personale che cura le visite, per approdare alla rara cortesia nel consentire a noi divulgatori culturali di svolgere al meglio il nostro lavoro, fornendo materiali di studio e favorendo l’approfondimento delle tematiche, come ci è accaduto con la generosa consulenza di Raffaella Annecchino.
L’esperienza non termina con la Casa Grotta, poiché a rivivere grazie al GTM è tutto il Vicinato di vico Solitario, il quale comprende anche un’antica neviera…
… quindi una suggestiva grotta naturale in cui sono “proiettati video e documentari sulle bellezze paesaggistiche, artistiche ed architettoniche del territorio”…
… e la chiesa rupestre S. Pietro in Monterrone scavata intorno all’XI secolo, con le sue vicende certificate ma anche con la suggestiva leggenda secondo la quale questo luogo sarebbe stato sfiorato dalla traiettoria di vita di san Fancesco d’Assisi.
Nel video che segue, vi offriamo un compendio delle sensazioni visive che offre la vista alla Casa Grotta di Vico Solitario, fondamentale durante la permanenza a Matera per comprenderne a fondo lo spirito.
Info: http://www.casagrotta.it/index.php?lang=it