Il Lugana concreto della bresciana Ca’ Lojera, da uva autoctona Turbiana
E’ la più vivida traduzione lirica di quella nobiltà enoica italiana che corrisponde al nome di Lugana, vino di intensa profondità identitaria che avviluppa di profumi e gioia gustativa la sponda meridionale del lago di Garda, con il suo epicentro in quel di Sirmione in provincia di Brescia.
E’ qui che affonda le radici il magnifico lavoro della famiglia Tiraboschi con la Ca’ Lojera, cantina in Rovizza di Sirmione Brescia, dalla quale mettono subito in chiaro che il vino sarà pure noto come Lugana, ma il nome che ne contrassegna l’identità è quello dell’uva, la Turbiana, la quale a questi produttori appassionati evoca il senso di una vita.
Esternazione della sensibilità poetica dei Tiraboschi si ha fin dal suggestivo racconto con cui spiegano il significato di Tenuta Ca’ Lojera quale “casa dei lupi”, ambientato nel periodo in cui tra il Garda e il laghetto del Frassino collegati da una fitta rete di vie d’acqua arrivavano “in barca dal nord mercanti neri che utilizzavano le case in riva al lago come nascondiglio per le merci contrabbandate “e c’è chi giura che questi covi fossero difesi da branchi di lupi”.
Un modo per intuire la simbiosi tra ciò che sono e ciò che fanno i Tiraboschi, molto più di pur grandi vini, fino alla costruzione di un mondo ideale e allo stesso tempo concreto in cui l’Umanità è ancora centrale nell’atto agricolo e dove il percorso verso il piacere ludico del nettare di Bacco è lastricato di Etica e sensibilità culturale.
E’ così che la cantina “vinifica solo uve proprie, raccolte su 18 ettari di vigneti”, con Franco Tiraboschi quale “uomo d’azione e cantiniere”, mentre la “moglie Ambra accoglie il pubblico che desidera visitare la cantina, ricavata parzialmente sotto il livello del lago”.
E’ per questo che qualcuno li ha “definiti una cuvée di coraggio e follia”, anche se loro ci tengono a rimanere con “i piedi ben piantati per terra”, affermando che i loro Lugana sono “tra i più regolari della denominazione: la loro qualità più leggibile è proprio la concretezza”. Ci tocca quindi aggiungere l’umiltà ai pregi della coppia.
Intraprendiamolo allora questo viaggio nel Lugana di Ca’ Lojera, partendo dalla sua base, il Lugana D.O.C da Turbiana 100% maturato in acciaio: l’approccio è un’esplosione di mineralità, sorretta da una robusta acidità, cui segue prepotente l’emersione del corredo aromatico che porta con sé pesca e susina bianca.
Il sorso è polposo, il finale etereo. Beva formidabile.
Il Lugana Riserva del Lupo è frutto della terza vendemmia di Turbiana che avviene tra fine ottobre e novembre, in maniera da ottenere “acini con botrytis nobile” ed estrarre “tutta la mineralità dai nostri terreni che erano un tempo fondale del lago”, cui seguono “due anni di affinamento in vasca di acciaio e minimo 6 mesi in bottiglia, in cantina interrata sotto il livello del lago”.
Il risultato è un bouquet di zampillante florealità primaverile, con prevalenza del gelsomino.
L’abbrivio al palato è zuccherino, con nervature di cannella, zenzero candito, alta pasticceria, tutto bilanciato da un tocco amaricante ed erbaceo riconducibile all’asperula.
Beva stimolante, con un finale in cui torna protagonista la mineralità.
Vino entusiasmante.
Tra i due vini citati, si colloca idealmente il Lugana Superiore, il quale punta su un ispessimento del sorso che annuncia lunga vita e costante evoluzione, senza perdere nulla della sua proverbiale eleganza, mentre il muscolo organolettico si gonfia grazie al contributo della maturazione in legno.
Su questo solco, ecco la vetta del 1999 Lugana Annata Storica, vino monumentale che manifesta spudoratamente la sua maturazione in barrique per dodici mesi, fino a essere definito da Ambra Tiraboschi “il forziere morale del nostro investimento”: l’argilla dei terreni lo rende materico, la sapienza della vinificazione lo porta nei territori dell’esperienza meditativa.
Imperdibile infine l’esperienza aliena della degustazione del Ca’ Lojera Belle Millesimata, in cui il Trebbiano di Lugana viene spumantizzato, con un riposo “sui propri lieviti per almeno 24 mesi”.
Magnifico il suo bouquet di frutta a polpa bianca matura, mentre in bocca l’abboccato di una composta di prugne si intreccia con un tocco di seducente asprezza agrumata.
Ottima la sintesi tra acidità e aromaticità, tradotta in una beva mediamente materica che lascia il segno.
Per completare questo stimolante viaggio, non possiamo perderci le parole espresse con inarrivabile eleganza da Ambra Tiraboschi Perotti nel video che segue.
Info: http://www.calojera.com/