Una storia valida da raccontare, secondo la direttrice del Museo Ferragamo
“L’obiettivo del museo è di documentare l’importante lavoro creativo di Salvatore Ferragamo nel campo della pelletteria ed in particolare della calzatura e di dimostrare il rapporto che da sempre esiste tra l’azienda, l’arte, il design e il costume”: questo il dichiarato assunto di partenza del Museo Ferragamo di Firenze che lo realizza nelle sette sale a disposizione, in cui fa ruotare ciclicamente, in mostre temporanee, parte degli oltre quattordicimila modelli conservati nell’archivio.
“Modelli che dimostrano il rapporto di Salvatore Ferragamo con gli artisti dell’epoca […]; altri provano la continua ricerca della perfetta calzata e l’invenzione di particolari costruzioni e di materiali […]. Vi sono, inoltre, calzature famose per essere state create per le star di Hollywood, come Marilyn Monroe, Greta Garbo, Audrey Hepburn”.
Abbiamo approfondito l’analisi del Museo Salvatore Ferragamo con la sua direttrice, Stefania Ricci.
Cosa significa per un’azienda come Ferragamo essere titolare di un Museo?
“Per un azienda come Salvatore Ferragamo avere un museo aziendale significa avere una storia e una storia che vale la pena di raccontare. Questa storia ha ormai più di cento anni, visto che Salvatore Ferragamo ha iniziato a fare il calzolaio quando era un bambino. Un’azienda che può vantare una storia più o meno lontana e che riesce a narrarla nell’archivio e nel museo, ha una marcia in più per la sua capacità di affermazione sul mercato. Si spiega quindi come mai la Salvatore Ferragamo per celebrare gli ottanta anni dell’azienda abbia deciso di farlo con una mostra del Museo Salvatore Ferragamo nel Museum of Contemporary Art di Shanghai”.
“Il museo è anche inteso come il salotto buono in cui accogliere la propria clientela, effettiva e potenziale e dimostrargli la propria capacità di affermazione nel tempo. E’ il luogo dove sono tangibili i valori del marchio e gli elementi di distinzione dalla concorrenza.
Ma è anche il luogo della memoria in senso dinamico, per la creatività stessa dell’azienda, vale a dire come laboratorio che raccoglie le testimonianze della produzione passata, dalla quale si generano nuove idee, nuovi prototipi, nuovi prodotti, nel rispetto di quell’identità del marchio, di cui l’archivio e il museo sono i numi tutelari, aldilà delle mode e del turn over manageriale. Progetti di comunicazione, eventi commerciali, collezioni di accessori e di abbigliamento prendono sempre avvio in Ferragamo dal museo e dall’archivio, dalla storia dell’azienda, alla ricerca di quei elementi di originalità e di innovazione da reinterpretare che rendono il marchio Ferragamo unico e inimitabile”.
“Il museo è inoltre ritenuto per la Salvatore Ferragamo uno strumento importante per creare quel senso di appartenenza all’azienda in chi lavora all’interno dell’azienda e per l’azienda, per le loro famiglie, per gli amici, che nella crescita frenetica di un marchio e nella sua sempre maggiore internazionalizzazione, c’è sempre il rischio di perdere. In una società sempre più impersonale, costruire uno spazio, ove ognuno può vantare di essere stato in qualche modo protagonista diretto o indiretto, rappresenta certamente un valore positivo, con un enorme potere aggregante”.
Quale rapporto (o differenza) esiste tra l’allestimento museale e quello del negozio contiguo?
“Nessuna relazione, volutamente. Il museo è la parte culturale dell’azienda, il negozio riflette l’anima commerciale, come deve essere. Soltanto in occasione dell’inaugurazione delle mostre, le vetrine dei negozi Ferragamo sono dedicate al tema della mostra. Il personale del negozio, come tutti i dipendenti ricevono una presentazione della mostra che inaugurerà sia per essere partecipi dell’evento, sia per essere portavoce dei contenuti della mostra. Come ha sempre detto la Signora Wanda Ferragamo: il personale del negozio è il primo ambasciatore dell’azienda”.
Ci spiega la scelta di rinunciare a una mostra permanente e di allestire invece mostre temporanee?
“Le mostre temporanee hanno la funzione di rendere dinamica l’attività del Museo e di interagire con il territorio e con la popolazione locale, che in questo modo ha più occasioni di tornare al museo. L’ideale sarebbe potere avere nello stesso spazio museale, la parte permanente che racconta la storia di Salvatore Ferragamo, della famiglia e dell’azienda e la parte temporanee. Ma al momento lo spazio che abbiamo a disposizione non è sufficiente”.
Quanto è importante per voi lo storytelling e come lo sviluppate?
“Abbiamo affrontato il tema solo con la mostra in corso, Il calzolaio prodigioso, che ha come soggetto storie, fiabe e leggende di scarpe e calzolai. E’ stata una mostra di produzione per la quale artisti in vari campi hanno realizzato un’opera, sculture, film, fotografie, musiche, testi illustrati e anche un fumetto sulla storia di Salvatore Ferragamo”.
“Quest’ultima esperienza è stata per noi entusiasmante, tanto che come Fondazione Ferragamo, voluta dalla famiglia Ferragamo per tramandare i valori del fondatore e per formare le nuove generazione abbiamo istituito lo scorso anno Comicsjam, otto ore in cui circa un centinaio di giovani fumettisti hanno realizzato otto pagine. Il risultato è stato premiato con corsi di specializzazione in Italia e all’estero e con una mostra a Lucca Comics lo scorso novembre”.
Come organizzate marketing e comunicazione del Museo?
“Abbiamo all’interno del nostro organico un gruppo di persone che si dedicano a questo. Viene fatto un lavoro capillare di promozione attraverso contatti con associazioni, scuole, istituzioni varie, attraverso il sito del Museo e le newsletter, attraverso la pubblicità stradale, sugli autobus, negli aeroporti, su alcune testate”.
Qual è la vostra visione di un Museo d’Impresa e il vostro ruolo nell’associazione Museimpresa?
Credo di aver già risposto in parte nella prima domanda. Vorrei aggiungere che lo spirito d’impresa e la cultura del fare, del produrre, del vendere di per sé rappresenta una parte importante della cultura del nostro Paese e costituisce un contributo irrinunciabile al progresso delle nostre arti e della nostra civiltà. Un marchio, un prodotto, un documento non sono solo brandelli di storia d un’azienda, della sua innovazione tecnologica. Sono tappe del lungo viaggio dell’economia e anche della cultura dell’intero paese e di un territorio”.
“Questa consapevolezza è aumentata nel nostro paese negli ultimi anni, grazie anche al grosso lavoro che ha fatto Museimpresa di cui siamo soci fondatori, sia attraverso l’organizzazione di convegni, giornate di studio, partecipazione ad eventi come associazione, sia attraverso l’organizzazione di seminari di formazione per gli associati in cui sono stati approfonditi molti argomenti importanti per il nostro lavoro e soprattutto per la nostra crescita professionale”.
La filosofia del Museo Salvatore Ferragamo si palesa in maniera eclatante nella mostra Il Calzolaio Prodigioso. Fiabe e leggende di scarpe e calzolai, allestita nella sede storica di piazza Trinita a Firenze.
Lo dimostrano i seguenti appunti visivi filmati tra le sale espositive.
Info: www.museoferragamo.it