Osteria Arcadia a Santa Giulia, tempio culinario del Delta del Po veneto
Cucina, natura, relax, cultura, scoperta, umanità, convivialità: il modo più completo ed entusiasmante di conoscere il meraviglioso Delta del Po veneto è rivolgersi all’Osteria Arcadia a Santa Giulia, dove anche un semplice fugace passaggio lascia il segno per una vita intera.
Locale di ristorazione ma anche bed&breakfast, negozio di alimentari, servizio turistico di imperdibili gite in barca, fino all’impagabile esperienza di andare realmente a pesca di notte con dei veri pescatori: tutto all’insegna del rispetto, dell’amore e della valorizzazione di un territorio di sconvolgente bellezza ma ancora sconosciuto, quel lembo della provincia di Rovigo che corre verso oriente per tuffarsi a mare, non prima di avere assistito all’abbraccio salmastro tra l’acqua dolce dei fiumi e quella sapidamente accogliente dell’Adriatico.
Un’offerta che è culturale prima di essere turistica, nata dal basso, dal lavoro quotidiano nelle pratiche tradizionali della zona, dalla coltivazione delle cozze alla pesca delle vongole, passando per la cucina casalinga e le semplici attività di una provincia abituata da sempre a rimboccarsi le maniche.
Sono le premesse da cui è nata l’Osteria Arcadia, in via Luigi Longo 29 a Santa Giulia di Porto Tolle (Ro), incastonata tra ponti di barche, corsi d’acqua e natura placidamente selvaggia, un contesto ambientale che ne alimenta il fascino unico.
Ci lavora la famiglia Veronese al completo, un progetto di vita collettivo il cui calore tocca subito anche il cuore degli avventori, prima di donare al palato gioie inenarrabili.
Piaceri che nascono dalla mano sicura e appassionata di Arcadia, donna di grande nerbo e talento, con un carattere che rispecchia questa terra, capace di alternare dolcezza e accoglienza senza pari a momenti di passionalità irruenta, sintomo di un amore infinito per quello che fa pari alla sua onestà intellettuale, un insieme di prerogative umane che ci hanno conquistato.
La gestione complessiva è invece nelle mani di Pamela che desta ammirazione non soltanto sotto il profilo umano ma anche per il modo in cui applica il proprio rigore progettuale, teso al rispetto incondizionato per la tradizione, utilizzando ingegnosamente gli strumenti della contemporaneità per rendere vitale un passato che merita l’eternità.
“La nostra cucina è fortemente influenzata dalla tradizione di ricette a base di pesce, pescato la mattina e cucinato la sera, e a base di cacciagione locale”, si spiega sul sito dell’Osteria, la quale “era parte dello storico negozio Delta Alimentari di proprietà della famiglia, un variegato emporio con tanti prodotti utili per la comunità locale di pescatori”, mentre oggi sia il locale di ristorazione che il negozio si fanno apprezzare anche per l’arredo tra tocchi vintage e suggestivi oggetti di modernariato.
L’offerta culinaria è strettamente legata alla storia della famiglia dei gestori, quindi “agli allevamenti delle cozze del Delta” nella Sacca degli Scardovari, nome che vediamo spesso nelle pescherie e nei (super) mercati di tutta Italia come marchio di qualità.
Infatti il menu si apre con La Cozzeria, una pagina intera fitta di ricette che propongono tutti i modi di fare le cozze.
Siamo partiti con la ricetta più locale, le Cozze al salto in verde, con salsa di prezzemolo e aglio polesano: una dolcezza inaudita, un magnifico condimento, tutto esaltato da un pazzesco crostino ai cereali arricchito dalla quinoa.
Da provare assolutamente anche le golose Cozze al salto in bianco, preparazione mutuata da un’usanza salentina che impiega salsa di limone, menta (che si sente appena) e origano (di rara potenza).
Altamente consigliate le ghiotte Cozze gratinate miste, per provarle con salsa di formaggi del Delta, salsa di peperoni freschi e salsa di speck e zucchine.
Gli antipasti di mare proseguono con uno dei più grandi capolavori frutto dell’incontro tra Uomo e Natura, i Canestrelli al forno olio e sale: arrivano caldi e ti fanno sentire la profondità del mare, mentre in bocca ti fanno impazzire con un intingolo che esplode di sapidità e dolcezza al tempo stesso, in cui imbibire il pane.
Ma le vongole di queste parti hanno rilevanza mondiale, visto quanto sono ambite anche all’estero, quindi vanno necessariamente gustate.
Le troviamo in due primi piatti da leggenda.
Il Pasticcio di Vongole è un’istigazione alla voracità, con quella colata di buonissimo formaggio fuso che sigilla l’avvilupparsi della pasta con i molluschi.
I Bigoli con ragù di vongole di Scardovari sono una prodezza della signora Arcadia, a partire dalla sua favolosa pasta rustica fatta a mano dalla carnosità seducente, di colore bruno per la sua integralità, condita con un sugo da sogno.
A sorpresa può arrivarvi un brodo di pesce con pasta perfettamente al dente che vi manderà in sollucchero: frutto di lunghissima cottura e infinita sapienza ai fornelli, è di una squisitezza mai provata, ancora una volta incontro virtuoso di dolce e salato…
… soprattutto quando, come da antica ricetta del posto, vi si aggiunge a piacere il pecorino grattugiato e un pizzico di noce moscata, serviti a parte.
Superlativo.
Altra tipicità, l’anguilla, qui chiamata Bisato.
Il piatto che vale il viaggio è il Broeto, piccole anguille selvatiche in umido, servite con polenta bianca abbrustolita. Una detonazione di sapore da urlo, grazie al sugo che raccoglie tutto il vero gusto originalissimo di questa specie ittica solitamente mal proposta, basti pensare alla versione di allevamento grassa e stucchevole proposta solitamente nella vicina Comacchio, dove la sola esigenza dei ristoratori di fare soldi con i turisti incolti ha rovinato la fama della vera anguilla, rendendola invisa a chi non ama la cucina pesante, quando invece ha carni delicatissime e raffinate, ma soltanto se proviene da pesca in libertà, come in questo caso.
Per avere conferma dell’eleganza delle carni dell’anguilla selvatica di questa parte del Delta del Po basta provare i Bisati arrosti, una vera delizia senza traccia di grasso.
Per conoscere la cultura di questo territorio, non ci si può alzare da tavola senza aver mangiato il Cefalo come una volta, ovvero ricoperto a crudo da Cipolla dolce di Rovigo, la cui croccantezza unità all’acidità aromatica donano al pesce una potente spinta sensoriale, la quale, in osmosi con la poetica delicatezza di questo pesce identitario, sfocia in poesia ancestrale.
Anche l’antipasto regala conoscenza, poiché propone l’Insalata verde di Lusia IGP, vanto agricolo del posto, una delle insalate più buone della Terra, croccantissima, freschissima, piena di quel robusto gusto verde naturale ormai perduto nelle verdure che troviamo in commercio: da assaporare con un pizzico di sale e l’ottimo olio di oliva extravergine selezionato dal locale.
Accettate senza batter ciglio il consiglio dell’oste di un bel Sorbetto fatto in casa, con limone e basilico fresco, molto rinfrescante, perfetto dopo un pasto di pesce…
… ma cercate di lasciare un po’ di spazio per i dolci, perché qui sono leggendari.
Il gelato fatto in casa col latte fresco è commovente…
… mentre bignè e Millefoglie danno una lezione di eleganza a tutti i più grandi pasticcieri del pianeta: quasi mai abbiamo mangiato dolci così buoni, nemmeno nelle più rinomate pasticcerie.
Un vero dono infine la torta Pasqualina, “dolce da forno tradizionale da inzuppare nel vino o nel latte”, oppure in un buon liquore: sa di storia e di autenticità.
Abbiamo riunito le immagini dei piatti provati all’Osteria Arcadia nel video qui sotto.
Altri piatti da citare da questo scrigno di tesori sono le moleche (“ossia granchi che vengono pescati durante il periodo in cui cambiano il guscio”), le schile fritte (“piccoli gamberi di acqua salata”), risotti con il riso del Delta come quello tradizionale di pesce, il fritto misto di pescato, quindi, nella stagione adatta, anche la selvaggina, di palude “(masurin o germanno reale, ciosi o fischioni, folaghe, anatre selvatiche)” e di terra “(lepre, fagiano)”.
Da sottolineare che la maggior parte dei piatti è preparata in tocìo, “ossia in umido con la polenta bianca abbrustolita, un alimento povero ma davvero tradizionale”.
Non meno entusiasmante è la carta dei vini che ci ha lasciato sbalorditi per la ricerca coltissima e per il suo puntare su piccoli produttori che professano un approccio etico e culturale al mondo enoico.
Come dimostra la presenza di una rarità quale la Boschera, sconosciuto vitigno del trevigiano vinificato in purezza sui propri lieviti da Winkler (http://boscherawinkler.com/), dalle bollicine suadenti e con un profumo floreale, mentre in bocca si avverte la fragranza del pane, tra un bel tocco zuccherino e sentori di pesca nettarina.
Ci ha poi lasciati a bocca aperta Il Dominio da uve Friularo, biotipo di Raboso Piave, prodotto dalla padovana Azienda Agricola Dominio di Bagnoli (http://www.ildominiodibagnoli.it/index.php?option=com_content&view=article&id=58&Itemid=110&lang=it): abbiamo avuto il privilegio di provare l’annata 2003, la quale espone orgogliosamente la sua età traducendola in impatto abboccato, rinfrescato dal bouquet di fiori secchi; al palato, cotogna, mostaccioli e fichi.
Non rimane che ascoltare dalla viva voce di Pamela, nel video che segue, il racconto di come è stato costruito questo mondo di cultura e piacere che tutti dovrebbero provare almeno una volta nella vita.
Info: http://www.osteria-arcadia.com/
Realizzato con il sostegno di C.I.F.I.R. – Consorzio Industriale Formazione e Innovazione Rovigo S.c.a.r.l.