Aeroporto di Catania, parte male il Terminal C: ecco difetti e disagi
Ambiente disadorno, posti a sedere insufficienti, ristoro anonimo, nessuna tipicità in vendita, areazione precaria, operazioni lente, ritardi: brutta partenza nello scorso mese di luglio per il nuovo Terminal C dell’Aeroporto di Catania, tanto da fare lamentare i viaggiatori in partenza, sconcertati dalla desolazione.
Il nuovo terminal è in funzione dal 14 luglio e fin dall’inizio ha registrato episodi che hanno contrariato diversi utenti.
A poche ore dall’avvio dell’attività, la mattina del 16 luglio il terminal era già nel caos: davanti alla postazione del check-in si è creata una fila infinita, totalmente bloccata, con alcuni dipendenti di Easy Jet (unica compagnia operante nel nuovo terminal) apparsi in difficoltà nella gestione della nuova organizzazione.
La novità introdotta è stata l’automazione totale del check-in che consente al viaggiatore di fare tutto autonomamente: dovrebbe essere molto più veloce, ma molti viaggiatori sono apparsi tecnologicamente impreparati e quindi hanno impiegato tempi interminabili per operazioni che dovrebbero invece essere semplicissime e rapide.
In quel frangente parte del personale Easy Jet ha manifestato di non essere ancora pronto per la gestione di tale sistema: anche a noi personalmente è capitata un’addetta che non sapeva sbloccare un meccanismo elettronico inceppato, non riuscendo a comprendere quale fosse il problema, tanto che a sua volta ha dovuto chiamare un’altra collega in soccorso. Scena a cui abbiamo assistito anche altre volte, tanto da farci chiedere se fosse stata eseguita preventivamente un’efficace opera di formazione per tutti gli addetti alle operazioni.
Del resto sempre la mattina del 16 luglio abbiamo assistito a una responsabile della compagnia che sebbene fossero passate le ore 9 era ancora impegnata a istruire delle collaboratrici sul funzionamento delle operazioni di check-in: ciò è apparso come un errore di comunicazione aziendale, poiché ha fatto apparire la compagnia agli occhi dei presenti come un’impresa che non ha preparato per tempo i suoi addetti, trascurando dei dettagli essenziali necessari per servire adeguatamente i propri clienti.
Tale contesto ha contribuito a creare una certa ansia in chi doveva partire, poiché si è sparso il timore che ritardi e inconvenienti potessero compromettere la regolare partenza: una volta che gli stessi utenti hanno trasmesso tale preoccupazione agli addetti della compagnia, finalmente questi hanno compreso che occorreva agire d’urgenza, facendo passare avanti i passeggeri con il volo più imminente.
Salvo poi per i viaggiatori ritrovarsi di nuovo impantanati in una fila chilometrica ai controlli: malgrado la folla creatasi, infatti, era attivo soltanto un varco, convogliando decine di persone in sole due file.
E’ così iniziata a serpeggiare la sensazione che la struttura non fosse del tutto pronta a entrare pienamente in funzione.
Sensazione che si è rafforzata una volta raggiunta la sala d’attesa, se così si può chiamare. Perché in realtà nel primi giorni di apertura del terminal tale sala si è rivelata è un locale inadeguato alla sua funzione, apparendo esteticamente sconfortante, oltre che angusto e scomodo.
Lo dimostra quanto accaduto il 25 luglio, quando i passeggeri di due soli voli in attesa (Parigi e Malpensa) hanno subito riempito tutti i posti a sedere, con i disagi che si possono immaginare.
Alcuni passeggeri sono stati costretti a occupare tutte le sedute del bar, anche se non stavano consumando niente, mentre altri hanno invaso anche le aree oltre le postazioni che dovrebbero essere inaccessibili, per comprensibile disperazione.
C’è chi si è dovuto inventare una soluzione scomodissima pur di appoggiarsi…
… mentre altri hanno dovuto subire l’umiliazione di doversi sedere per terra, come se si fosse in un bivacco e non nella sala d’attesa di uno dei più grandi aeroporti d’Italia.
Al danno, si è aggiunta la beffa rappresentata dall’unico bar presente in questo terminale.
I viaggiatori ormai da anni si aspettano di trovare anche in aeroporto le tipicità gastronomiche e artigianali per le quali la città di Catania è famosa, soprattutto adesso che i controlli estremi dovuti alla fobia del terrorismo impediscono di portare con sé certi tipi di alimenti (ci è capitato di vedere sequestrare dei panetti di pasta di mandorla, nota e pericolosissima arma di distruzione di massa… mentre a chi scrive, sempre a Catania, è stato sottratto un temibile cavatappi da una zelante addetta ai controlli).
Una volta passati i controlli però arriva la spiacevole sorpresa: l’unico ristoro attivo si è rivelato un triste baretto che proponeva dolci industriali e panini omologati come nel resto d’Italia, insieme a prodotti confezionati delle solite marche: ciò è stato avvertito come un vero affronto per la cultura gastronomica di Catania, ma soprattutto una mancanza di rispetto per i viaggiatori che pensavano di potere acquistare qui dei cannoli o di mangiare un arancino.
Cosa ci voleva a mettere in vendita in questo bar anche della rosticceria catanese e qualche dolce tradizionale siciliano? Semplice, un’adeguata sensibilità, ma, soprattutto, buona volontà.
A nulla è valsa la furbizia di chiamare tale punto di ristoro “temporary bar”, come per mettere le mani avanti verso prevedibili critiche: un servizio temporaneo al massimo può essere incompleto, ma non è ammissibile che non sia per niente attento alle peculiarità gastronomiche territoriali, soprattutto in una città come Catania in cui il cibo e le tradizioni alimentari sono parte fondamentale della sua identità. Non avere quindi proposto i tesori gastronomici di Catania, è stata anche una mancanza contro tutta la città.
Diversi clienti dei voli in oggetto di quel 25 luglio infatti si sono molto lamentati di una simile organizzazione del bar, soprattutto perché hanno ritenuto che mancasse adeguata informazione in merito.
Non vedendo cartelli che avvertissero dell’assenza di prodotti tipici, gli utenti sono stati autorizzati a pensare che il Terminal C potesse offrire i medesimi servizi di ristorazione degli altri terminali dell’aeroporto catanese, pertanto grande è stata la delusione quando si sono trovati davanti a un bar che invece vendeva soltanto gli stessi prodotti di un qualsiasi locale di un’altra parte d’Italia.
Va bene che qualche informazione in merito alla ristorazione era presente sul sito della struttura di Fontanarossa (http://www.aeroporto.catania.it/news/istituzionale/2018/07/25/terminal-c-scheda-informativa-519/), ma evidentemente per i viaggiatori non è così automatico andare a indagare a fondo su Internet sui servizi di un aeroporto, perché sono legittimati a pensare che se un terminal viene aperto al pubblico, vuol dire in automatico che esso offre gli stessi comfort degli altri terminal del medesimo aeroporto.
Nel momento di maggiore affollamento, abbiamo ascoltato critiche anche verso il livello di condizionamento dell’aria, avvertito come inadeguato a fronteggiare il caldo. Sempre che l’aria condizionata funzioni, visto anche il verificarsi di un guasto denunciato da utenti e qualche organo di stampa, avvenuto nel pomeriggio del 18 luglio.
A peggiorare la situazione, certi ritardi delle partenze. Abbiamo sentito alcuni utenti chiedersi se qualche ritardo non sia stato imputabile proprio alle imperfezioni nel funzionamento dei dispositivi del Terminal C che potrebbero avere rallentato le operazioni di check-in e di controllo.
Per esempio, nel citato caos della mattina del 16 luglio, il volo EZY2846 per Malpensa delle ore 9.30 ha aperto le operazioni di imbarco quando ormai era quasi l’ora della partenza.
Ma le operazioni per lo stesso volo hanno regalato pure un momento di comicità involontaria, facendo scoppiare a ridere i poveri viaggiatori increduli. Il velivolo in questione si trovava infatti a pochissimi metri dal terminal, come si può verificare dalla foto qui sotto, quindi bastavano soltanto alcuni passi per raggiungerlo a piedi. Invece hanno deciso di fare salire i viaggiatori su un pulmino, causando così ulteriore ritardo: il percorso sul mezzo è stato infatti di pochi secondi, ma l’operazione per fare salire i passeggeri ha comportato una perdita di tempo apparsa inutile. Infatti l’utilizzo della navetta ha causato l’impiego di molto più tempo di quanto gli utenti ne avrebbero speso se gli avessero consentito di andare direttamente verso l’aereo con le proprie gambe.
I passeggeri si sono guardati perplessi, davanti a quella che è parsa un’incomprensibile incongruenza organizzativa: infatti successivamente quel medesimo percorso, con l’aereo alla stessa distanza dal terminal, noi lo abbiamo fatto a piedi.
Secondo le opinioni raccolte tra alcuni utenti in quei primi giorni di operatività di luglio, sarebbe stato meglio non aprire un terminal in quelle condizioni: per i clienti interpellati, sarebbe invece stato giusto attendere che la struttura fosse a pieno regime, prima di utilizzarla.
“Se almeno ci avessero fatto uno sconto per risarcire i disagi di questa situazione” ci ha detto una passeggera in partenza, sottolineando di avere pagato un prezzo pieno per servizi incompleti o non perfettamente rodati.
Davanti ai disagi lamentati dai passeggeri, appaiono così irridenti le foto di dirigenti e rappresentanti istituzionali tutti sorridenti all’inaugurazione del Terminal C: forse sarebbe stato meglio che quegli stessi manager, invece di festeggiare, avessero piuttosto controllato meglio lo stato del terminal, magari provando a vivere in prima persona l’esperienza da utenti in ogni aspetto, per riscontrare gli stessi difetti individuati dai clienti.
Si spera che nel frattempo si sia corretto il tiro e sia stata data la dovuta importanza alla customer satisfaction, tenendo nella dovuta considerazione il benessere dei viaggiatori non soltanto con i questionari che la compagnia invia via mail ai clienti dopo il volo, bensì con atti concreti nei loro confronti fin dal momento in cui essi giungono in aeroporto.
In ogni caso rimane la delusione per le partenze di luglio avvenute con troppi difetti che si potevano evitare, negativi anche per la reputazione aziendale delle strutture coinvolte, soprattutto in tempi di comunicazione digitale in cui vi vuole poco a vedere volgere in negativo la brand awareness di un’impresa.
Nel video che segue, le testimonianze visive di quanto vi abbiamo qui raccontato.