A Rutta ri ron Carmelu, museo rupestre sui “cavernicoli” di Scicli (RG)
Una visita al sito rupestre di Chiafura a Scicli rappresenta una grande lezione di vita, soprattutto per chi non ha mai conosciuto la vera povertà.
Quanti riuscirebbero a immaginare che fino a pochissimi anni fa c’erano ancora persone che vivevano dentro le grotte? Quanti sarebbero in grado di immedesimarsi con le condizioni di vita di chi doveva tirare avanti nell’indigenza assoluta, privo di ogni agio della modernità, a partire da luce e acqua?
Rappresenta un’esperienza fondamentale per la propria educazione personale e per la conoscenza del mondo recarsi nell’unica grotta organizzata espositivamente in questo sito, A rutta ri Ron Carmelu, in via Timponello 37 a Chiafura, sito attaccato all’abitato di Scicli.
E’ frutto del lavoro appassionato di Carmelo Raimondo, un vero chiafurano, come venivano chiamati gli abitanti di questo sito. Ecco come ci descrive le condizioni di vita in queste grotte proprio lui che le ha provate in prima persona.
“Le grotte erano una specie di caverne, senza intonaco e con pavimenti di roccia, annerite dal fumo della “tannura”, specie di cucina fatta da due pietre parallele con due ferri messi trasversalmente” spiega nel suo sito, raccontando che “c’era anche il forno di pietra, costruito dentro la grotta o vicino ad essa. In alcuni casi vi erano delle gallerie che penetravano nella montagna, attraversandola per decine di metri, dove era facile trovare stalattiti o stalagmiti di pietra. Quando la grotta non bastava più per accogliere la famiglia che diventava numerosa, si scavava la parete per ricavare spazi nuovi dove sistemare i figli”.
L’organizzazione interna della grotta è rudimentale: all’interno “si possono vedere i vari attrezzi di lavoro usati anticamente, nonché tutto quello che era necessario per la vita quotidiana dell’epoca”.
Carmelo Raimondo ci guida in questo viaggio nella memoria ma anche nella nostra coscienza.
Tanti gli oggetti esposti in queste grotte: raccontano storie di povertà, ma testimoniano anche la grande capacità di arrangiarsi della popolazione locale. Con materiali semplici, si creavano strumenti per il lavoro e la sopravvivenza. Carmelo Raimondo, nello svelarci gli usi di questi oggetti comuni, è come se ci accennasse le storie personali di chi li usava…
Info: www.aruttarironcarmelu.it