Al bar Faraglione di Vulcano, vera granita siciliana sì, ma la mancia no…
In tanti promettono la vera granita siciliana, ma non tutti i bar mantengono l’impegno. Per loro natura e composizione, le granite si prestano alle consuete mistificazioni da laboratorio di pasticceria, dall’uso di sciroppi e preparati fino all’appena più tollerabile impiego della pasta di mandorla nel caso del gusto omonimo.
Diffidando poi dei locali collocati a ridosso delle zone ad alta frequentazione turistica, ci siamo avvicinati con molta circospezione al bar Faraglione di Vulcano che pure strillava in un cartello all’esterno di essere depositario di una granita autentica.
Abbiamo così voluto provare i due gusti a più alto rischio di scaltrezze del mestiere, il limone e i gelsi neri. La degustazione ha dimostrato che i gestori del bar dicono la verità: si tratta di granita siciliana fatta a regola d’arte.
Quella al limone è pulita, priva di certi grumi dolciastri tipici dell’utilizzo degli sciroppi, sfoggiando la giusta consistenza. La granita ai gelsi neri è ancora superiore: si vede e si sente la presenza dei pezzi di frutta che la rendono più rustica ma anche maggiormente appagante per i golosi. Entrambe hanno inoltre il pregio dell’equilibrio che evita di renderle stucchevoli.
Merita dunque la prova questo prodotto tipicamente estivo nella versione del bar Faraglione, anche per la curiosità di assaggiare i suoi gelati.
Del bar si segnalano però due elementi meno gradevoli.
Il primo, il tentativo di ironia (?…) decisamente poco riuscito con cui si invitano i clienti a lasciare la mancia: un contenitore tubolare foderato con un articolo pubblicato da Federico Rampini su D di Repubblica il 27 luglio 2013, in cui il giornalista parla della consuetudine a New York di lasciare una mancia del 15% del valore della consumazione. Decisamente una caduta di gusto, l’utilizzo di un serio articolo di un collega prestigioso per chiedere una questua.
Anche perché chi ha avuto l’idea di chiedere in questo modo la mancia forse l’articolo non l’ha letto attentamente. Infatti l’abitudine consolidata degli statunitensi di lasciare una mancia è ripagata da un servizio più attento, sotto tutti i punti di vista. I commessi a New York sono spinti a essere cortesi, rapidi ed efficienti, proprio per meritare la mancia.
Cosa che non accade per nulla al bar Faraglione di Vulcano. I commessi sono apparsi poco organizzati e ancora meno solerti. Malgrado il locale non fosse strapieno, ci è toccato aspettare un tempo incongruo prima che qualcuno si accorgesse di noi. Quando poi finalmente ci hanno preparato le granite, si sono dimostrati incerti nel rispondere alle nostre domande sui prodotti, legittimamente poste da consumatori.
Ancora più spiacevole il modo in cui siamo stati trattati dalla signora che stava alla cassa. Imbronciata ed evidentemente nervosa, non ha manifestato alcuna cortesia, trattandoci anzi in maniera brusca. Una giornata storta? Forse, ma non è mai il caso di trasferire le proprie tensioni sui clienti, non è professionalmente né umanamente accettabile.
Tutte piccole cose, in fondo, le quali sarebbero passate in secondo piano se non ci avessero sbattuto in faccia quella richiesta di una mancia.
Prima di chiedere un atto (non dovuto) di gentilezza pecuniaria da parte dei clienti, sarebbe il caso che fossero prima gli esercenti a usare la (doverosa) cortesia verso gli avventori…