Al ristorante L’Ancora di Siracusa, l’irritazione ha superato la bontà
Se chiedi consiglio su un ristorante a una persona che ti ispira fiducia, ti aspetti che quel locale somigli a chi te lo sta caldeggiando, così si siamo fidati di una delle persone che lavorano nel Castello di Maniace a Siracusa, credendo ci stesse indirizzando verso un’osteria che avesse la sua stessa umanità, cortesia, semplicità, concretezza: invece ci siamo ritrovati nel pretenzioso e deludente L’Ancora di via Guglielmo Perno 7, per vivere un’esperienza perfino irritante per tutti i quattro commensali coinvolti.
Colui che ha consigliato il ristorante ci aveva anche detto di riferire che ci mandava lui, in senso schiettamente amichevole, quindi ci aspettavamo di essere trattati in maniera familiare, con la calorosa accoglienza che si trova nei locali in cui è importante l’umanità. Fin da subito invece nel locale ci hanno trasmesso la sensazione di vederci soltanto come clienti da spennare.
Responsabilità di un cameriere che per tutto il tempo ha insistito per farci ordinare più cibo di quel che desiderassimo, come solitamente avviene soltanto nei peggiori ristoranti turistici con il solo fine di incassare più soldi possibili, senza rispettare i desideri del cliente.
E’ stata tale l’insistenza che le persone al tavolo hanno cominciato a provare forte imbarazzo, come se avessero dovuto sentirsi in colpa se non avessero ordinato un numero maggiore di portate. Perfino al termine del pasto si è provato a far capire al cameriere di non volere nulla di più rispetto a quanto già consumato, ma lui ha perseverato nel tentativo di venderci altro, fosse stata anche la grappa a fine pasto, arrecando ai clienti il fastidio di sentirsi assediati.
Un comportamento che ha del tutto rovinato l’esperienza nel locale, poiché, con quello stato di tensione procurato dal cameriere, i clienti hanno maturato il desiderio di abbandonare il ristorante nel più breve tempo possibile.
Eppure all’inizio lo stesso cameriere aveva destato altra impressione, soprattutto quando lo abbiamo interpellato sui vini: ha manifestato qualche competenza da degustatore e buona conoscenza delle referenze del locale, anche se non ha compreso fino in fondo che desideravamo un vino culturalmente e storicamente radicato nel territorio siciliano, visto che ci proponeva invece i vini imprenditoriali che un’azienda toscana produce nell’isola. Un neo del tutto trascurabile rispetto al comportamento successivo, ma che fa pensare come la stessa persona potrebbe rivelarsi un valido professionista, se avesse la doverosa cura nel rispettare la sensibilità dei clienti.
In tutto questo contesto negativo, la cucina non ha fatto molto per riscattare il locale.
Soprattutto quando è arrivato un fagottino fritto molliccio e incredibilmente unto, tanto da lasciare uno spesso strato di olio sulle dita e una sensazione di grasso eccessivo al palato. Segnale di una mano poco felice tra i fornelli.
Da un menu che ha ispirato speranze (perché è l’equivalente di un curato prodotto editoriale) e perplessità (una cura eccessiva che lo ha fatto però apparire troppo costruito), abbiamo optato per due primi che raccontassero peculiarità gastronomiche meno note del territorio.
Come le uova di pesce spada che caratterizzano i Tagliolini “Fino Fino”, insieme a capperi e pinoli, dando vita a un primo piatto gradevole e delicato, ma con un evidente difetto di scarsa sapidità, ancora una volta segnale di imprecisione in cucina.
Di impatto organolettico superiore invece gli Strigoli mascolino e mollica, con perfetta cottura della pasta ben carnosa, buon apporto di acidità dal pomodoro ciliegino, perfetta tostatura della mollica, per un piatto in grado di restituire la complessità culinaria locale, mettendo positivamente d’accordo tutti in fase di degustazione.
Nel complesso la proposta ha qualche valida idea e talune apprezzabili applicazioni, ma, come nel servizio, presenta delle imperfezioni che si potrebbero facilmente correggere.
Ne beneficerebbe un progetto che avrebbe delle potenzialità, come dimostra il gusto negli arredi, a partire dai dipinti che evocano la pittura naif della nobilissima tradizione artigianale siciliana, quella delle decorazioni dei carretti per intenderci, con dettagli molto apprezzati come la sedia istoriata tenuta in bella mostra.
Purtroppo anche l’epilogo ha lasciato l’amaro in bocca.
A partire da prezzi apparsi troppo elevati rispetto alla qualità di quanto mangiato, senza parlare di quanto avvenuto con il servizio.
Inoltre, non avendo pagato in prima persona ma avendo messo la nostra cifra in comune con gli altri, ci siamo accorti troppo tardi di non ritrovarci lo scontrino fiscale, bensì di essere usciti dal locale con la sola ricevuta che attestava il pagamento con il Pos: magari sarà stato emesso e si è trattato di una nostra distrazione, ma un cassiere attento, se emette il documento fiscale, sta attento che questo venga ritirato dal cliente. Quindi, a scanso di equivoci, per chi volesse recarsi nel locale, è consigliabile fare esplicita richiesta dello scontrino.
Sarà che siamo capitati in una giornata sbagliata, può accadere, ma è brutto vedere una certa disapprovazione nel volto delle persone con cui volevi condividere la gioia della tavola e coglierne perfino l’irritazione per le aspettative disattese.
Info: http://www.ristoranteancora.com/