NO al vino che sa di legno, SI al vero vino della Valpolicella
Contrà Malini contro tutti, Consorzio compreso
L’inveterata barbara abitudine di prendere a legnate il vino, trova sempre più auspicabili detrattori. In Valpolicella, cuore enoico del territorio veronese, a stigmatizzare l’ossessione di affinare sempre e comunque in legno ogni vino prodotto, è il contadino rivoluzionario Fabio Tezza. Nella sua azienda che conduce in solitaria, dando vita ai vini di Contrà Malini, le botti ci sono, grandi e piccole, ma vengono utilizzate con giudizio e parsimonia, soltanto quando davvero non se ne può fare a meno.
Per il resto, spazio alla maturazione in acciaio che non droga il vino con inutili sentori di legno, buoni soltanto per Lanzichenecchi privi di (buon) gusto, condizionati dalle pratiche enologiche barbariche importate dai sopravvalutati francesi.
Tezza in questa battaglia di vera civiltà del bere inserisce anche l’Amarone, suscitando scandalo tra i colleghi: sembra una blasfemia affinare in acciaio il re dei vini della Valpolicella, con gli altri produttori che invece lo innervano con robuste dosi di legno per farne un randello buono per spianarsi la via del mercato, soprattutto internazionale.
Purtroppo, questo sincero afflato verso il rispetto della vera natura del vino che non può tollerare l’invadenza della barrique, non troverebbe riscontro nemmeno da parte del Consorzio che si occupa dei vini del territorio, come denuncia coraggiosamente Tezza, nel silenzio assoluto di tutti gli altri produttori, i quali sembrano non rendersi conto di quale suicidio rappresenti la pratica di appiattire il loro vino con l’uso smodato delle botti.
Anche per questo siamo fieri di dare la parola a Tezza.
Info: www.contramalini.it