Alla scoperta dei vini di Botticino nel bresciano, con cantina Noventa
Nell’indirizzo del sito Internet il nome della cantina è un tutt’uno con quello del territorio in cui opera, come a saldare due destini inscindibili, sancendo un inestricabile legame di territorio naturale e attività antropica: così l’azienda Noventa si associa subito a Botticino, piccola area che prende la denominazione dall’omonimo comune della provincia di Brescia.
In questo operoso lembo prealpino della Lombardia la vitivinicoltura ha nobile tradizione ma non ha ancora conosciuto i fasti della ribalta mediatica, così l’atto della cantina di associarsi al nome della propria zona appare anche come una convinta azione di promozione territoriale, tra fiero senso di appartenenza e convinta valorizzazione dei valori agricoli del posto.
Noventa è ancora molto precisa nell’identificazione territoriale quando già sotto il nome dell’azienda specifica che si tratta di “bioviticoltori in alta collina”, un suolo unico “con brezza sempre presente che offre eccezionali terreni marnoso-calcarei”, la cui origine geologica “risale al periodo Giurassico (210-185 milioni di anni fa) quando le nostre regioni erano sommerse da un mare poco profondo in un ambiente naturale molto simile a quello che oggi caratterizza le Bahamas”.
Oggi invece tutto ciò si trova a Botticino Mattina, nelle mani esperte e appassionate di una famiglia da sempre dedita al lavoro contadino. Un amore che si sostanzia nell’osservazione delle lune come nel meritevole ascolto delle testimonianze “dell’antica vita contadina botticinese”, fino a farsi promotori “di questo grande Sapere, cercando di portare la saggezza degli antichi agricoltori nel mondo di oggi utilizzando le tecnologie che il progresso ci ha messo a disposizione”.
Alla Noventa ritengono che “le radici di una famiglia sono come le radici della vite nel marmo”, poiché era ancora il finire dell’Ottocento quando i bisnonni dell’attuale titolare Pierangelo “coltivavano la vite sui difficoltosi pendii botticinesi, vivendo in piccole case in collina, lontano dal centro abitato”, mentre lui ha preso le redini dell’attività nei difficili anni ’70, intraprendendo un percorso di crescita oggi ben visibile.
In questo “territorio atipico ad altissima vocazione viticola” nasce il vino Botticino D.O.C., “un blend di uve tutte italiane: Barbera e Sangiovese per la maggior parte, poco Marzemino e poca Schiava gentile”. Qui “sotto un primo strato di circa 50 cm di terra, le viti trovano il marmo bianco che caratterizza questo territorio ed è fondamentale per la viticoltura: infatti nel terreno riscontriamo altissime percentuali di calcare, carbonato di calcio e altri minerali, che insieme alle argille, danno origine alle tipiche Marne”, con i minerali che “vengono poi assorbiti dalle piante e contribuiscono alla struttura conferendo sapidità ed eleganza ai vini Noventa”.
Terreni che pretendono la “cura manuale di ogni singolo grappolo”, poiché “non permettono però l’uso di grandi macchinari” a causa delle elevate pendenze, ammorbidite dai terrazzamenti.
Il regime biologico è stato adottato per scelta etica quanto logica, aiutata da un microclima che protegge in maniera naturale le viti dalle malattie fungine.
Il resto lo fanno “delicatezza e pazienza” che si sostanziano in soffici pressature “che non vogliono andare ad alterare l’equilibrio dei componenti delle uve, ma solo accompagnarle nella loro naturale trasformazione in vino, evitando di perdere quell’eleganza e finezza che il territorio marnoso gli ha ceduto”, quindi in lunghi affinamenti.
I tre vini sono legati fin dal nome al vigneto da cui provengono le uve.
La referenza simbolo è il Gobbio, il cui vigneto è piantato in “un terreno limoso ed altamente calcareo di color bianco ed avorio, con una vocazione naturale per la produzione di vini con finezza ed eleganza uniche”. Se i profumi ti immergono in rigoglioso rovo, il sorso si presenta invece tannico, caldo e dal buon piglio zuccherino, sul quale si innerva una gradevole nota erbacea che porta in dote prugna, amarena, cacao amaro e sorbo, tutto immerso in una stimolante acidità.
Variazione sul tema nel Pià de la Tesa le cui uve prosperano su suolo “argilloso, marmoso e gessoso”, per creare un uvaggio di 35% barbera, 35% sangiovese, 20% marzemino e 10% schiava gentile, la cui maturazione in “botti di rovere di media capacità” crea morbidezza mantenendo la freschezza di base, rendendo la beve altamente seducente.
Il cru Colle degli Ulivi si trova invece su un terreno composto da “un terzo di sabbia, un terzo di argilla ed un terzo di limo, con una percentuale elevatissima di calcare attivo” che esalta l’assemblaggio di uve 40% Barbera, 30% Sangiovese, 20% Marzemino e 10% Schiava Gentile, la cui estrazione del frutto è restituita intatta al palato grazie all’affinamento “in botti di cemento per circa 20 mesi”: è la declinazione in cui è più chiara e netta la sapidità.
E’ un’esponente della famiglia, Alessandra Noventa, a raccontarci i vini di Botticino nella loro visione e concreta applicazione.
Info: https://www.noventabotticino.it/
Distribuzione: http://www.