Alla Taverna Paradiso di Trapani, dove l’aragosta è di casa
E’ stato il nostro agognato approdo nell’estenuante ricerca di un ristorante che a Trapani e dintorni proponesse l’aragosta delle Egadi nello scorso mese di giugno. Un mese in cui il crostaceo simbolo del mare trapanese sembrava inspiegabilmente sparito dalle tavole dei ristoranti della zona, perfino da quelle dei locali delle stesse Egadi, mentre si poteva trovare regolarmente sui banchi della pescheria di Trapani.
Soltanto la Taverna Paradiso ci ha risposto di avere questa particolare aragosta autoctona regolarmente in carta. Abbiamo così raggiunto il locale al numero 22 del Lungomare Dante Alighieri, riscontrando subito quanto siano fasulle certe dicerie. Qualcuno vorrebbe infatti farlo passare per un locale snob per clientela altolocata, invece abbiamo trovato un signor ristorante ricco di cultura culinaria e di clienti di ogni tipo.
Una volta chiesto di mettere in cottura la tanto desiderata aragosta delle Egadi, giunge in tavola un ottimo tortino di gamberi, in cui il cous cous compattato permettere di cogliere l’intenso sapore del brodetto.
I crudi di tonno invece non risplendono della consueta freschezza…
… anche a causa di un eccessivo abbattimento della temperatura che non ha consentito di gustare la tartare di tonno con la dovuta elasticità della carne e la doverosa fragranza.
Entra in pompa magna una delle più importanti ricette identitarie delle cucina trapanese, colpevolmente trascurata dagli altri locali, forse per il timore di non essere all’altezza di proporla come si deve: la zuppa di aragosta con gli spaghetti rotti. Preparazione tipica di Marettimo, è una delle più strepitose squisitezze che si possano provare al mondo.
La carne dell’aragosta cede briciole di grumosa consistenza al brodo, il quale si accende di un gusto sublime. La pasta spezzata è perfetta per accompagnarsi alla carne solidamente sublime del crostaceo.
Magnifica la mano dello chef Francesco Curatolo, della quale si sono inevitabilmente accorti anche all’estero, tanto da avercelo nel frattempo rubato con destinazione Stati Uniti.
Non meno felice la cura artigianale di chi realizza i dolci, un componente della famiglia Bellezza, nota famiglia di pasticceri trapanesi.
La torta con crema chantilly è di una sofficità da applausi. Ottimo anche il profitterol.
Sul fronte del vino, abbiamo apprezzato un Grillo in purezza di Franca Alba Abate, chiamato Achiana, termine dialettale con cui “da bambini chiamavamo la campagna dove oggi sorgono le nostre vigne”, come si legge sull’etichetta. Ha buon equilibrio, tra il melone giallo che sfiora il naso e la sua piacevole marmellata che si sparge in bocca.
In chiusura di pasto, abbiamo approfittato dell’ultimo periodo di lavoro in Italia di Francesco Curatolo per chiedergli dei rimandi della sua cucina: con nostra gradevole sorpresa, il giovane cuoco destinato all’olimpo culinario internazionale ha dichiarato il suo profondo amore per la tradizione, individuando nella semplicità la primaria fonte di ispirazione, insieme agli insegnamenti dei vecchi componenti della sua famiglia, tra cui annovera anche il celeberrimo pasticcere Russo.
Ecco le sue parole.