Andrea Ugolotti consiglia gli autoctoni
Soave, il paese natio. Ci presentano il prete che ha sposato Gian Pietro Damini con Fortunata Bertozzo, colonna silenziosa.
Storie di famiglia, di Fortunata, ma ci rammenta: “devi parlare con Giorgio”. Come lui fa con le bestie limousine e di chi le alleva (per non parlare del maiale e il suo indimenticabile piedino).
Poi il plus di Andrea Ugolotti, sommelier (chef) vigneron, esperienze all’estero (Francia). Gli chiediamo di giocarsi gli autoctoni, i naturali, veri e puliti. “Federico Orsi, Vigneto San Vito, a Monteveglio (Bo). La tradizione emiliana della rifermentazione del vino con lo stesso mosto, senza aggiunta di zucchero o lieviti. Fumato come la nebbia la mattina sui colli Emiliani. Federico, insieme alla sua famiglia, tutti i giorni, cresce. Ansonaca dell’isola del Giglio 2011, Famiglia Carfagna, Vigneto Altura, a Giglio Castello. Francesco, ex professore di matematica, ha passato la sua vita tra l’Abruzzo, il Molise, Roma e Firenze per finire a ridare vita alla viticoltura del Giglio, dimenticata, nel più grande rispetto dei luoghi e dei tempi.”.
“Novecento 2003, Barbera, Podere Il Santo a Rivanazzano (PV). Eugenio Barbieri, 5 figli, qualche vitello, anatre, cani, salami e una meravigliosa storia da raccontare. Al suo vino bisogna dare il tempo di prendere la sua strada, Lui bisogna fermarsi ad ascoltarlo. E poi lo Scoppiettino 2004 di Bressan, Isonzo del Friuli (il tempo gli ha dato la saggezza), il Prosecco col fondo di Mauro Lorenzon. Il prosecco com’era”.
Tratto dal quotidiano Il Giorno del 7 febbraio 2015.