Angileri, la linea di vini dolci siciliani della famiglia Alagna
Una grande azienda vitivinicola siciliana che ha concentrato tutta la dolcezza di una terra benedetta in una selezione di nettari da visibilio: sotto l’egida Angileri si trova così riunito il compendio di vini liquorosi siciliani creato dalla cantina marsalese Alagna, un vero inno alla gioia della vita.
Si tratta di una linea dedicata a Vitalba, moglie di Ercole Alagna che gestisce attivamente i vigneti della sua famiglia, in cui sono concentrati i vini più rappresentativi del territorio “fatti con le migliori uve dell’entroterra collinare di Marsala”.
L’azienda che ha una suggestiva sede proprio nella nota città della provincia di Trapani dichiara “70 anni di passione e amore per il vino”, essendo stata fondata “nella prima metà del XX secolo da Giuseppe Alagna che fu il primo a riconoscere le potenzialità del mercato vitivinicolo e utilizzò le sue conoscenze nel campo agricolo ed imprenditoriale per creare le basi dell’impresa”.
La famiglia Alagna si ispira alla missione secondo la quale “il rispetto della tradizione e l’amore per il nostro lavoro fanno nascere vini di qualità che caratterizzano il territorio”.
Un “rispetto della tradizione e della qualità” tangibile anche attraverso la cantina “ricavata da antiche cave di tufo” e aperta agli appassionati che desiderino visitarla.
Rientra nel sistema creato “per la produzione e stoccaggio dei vini che vengono prodotti nei vigneti della zona” che comprende “anche il processo di invecchiamento ed imbottigliamento”.
L’azienda “ha una capacità di 50.000 ettolitri di vino distribuita in contenitori di vario tipo: cisterne in acciaio, cemento, vetroresina o in botti in legno di grandi dimensioni”. A ciò si aggiunge “una vasta gamma di macchinari utilizzati per la produzione e l’affinamento del prodotto finale tra cui un grosso e sofisticato sistema di pigiatura delle uve che è necessario per la produzione di vini di alta qualità”.
A completare l’impostazione è “una vasta area di invecchiamento dei vini dove è possibile vedere un gran numero di botti di rovere nel quale ancora si utilizzano sistemi di produzione tradizionali come il Soleras e l’alcolizzazione dei mosti”.
I vigneti sono dislocati “in diversi appezzamenti nei comuni di Marsala, Mazara, Trapani e Salemi”, in cui “sono coltivati i vitigni necessari per la produzione dei suoi vini: Zibibbo, Nero d’avola, Grillo, Catarratto, Inzolia e Damaschino”, tutte uve locali “che possono essere coltivate solo in Sicilia e che hanno bisogno di un microclima particolare che si trova soltanto in provincia di Trapani”.
Per produrre tali uve l’azienda “utilizza un mix di tecniche tradizionali e moderne” che vanno dai sistemi di raccolta meccanica a pratiche agricole antiche come l’alberello, tutto accomunato da forte attenzione ecologica esercitata “cercando di minimizzare l’impatto ambientale e preservare il patrimonio naturalistico della zona”.
L’azienda sottolinea la propria lunga esperienza nella produzione di vini liquorosi che si caratterizzano per due fattori: “elevata aromaticità al palato e all’olfatto, infatti, come nei profumi, la gradazione alcolica amplifica le fragranze; elevata conservabilità nel tempo”.
Il vino più tipico è, ça va sans dire, il Marsala che si può produrre soltanto nel comune omonimo e nelle aree limitrofe, la cui origine “risale al 18° secolo, anche se la tradizione della coltivazione della vite e della produzione del vino risale all’epoca romana”
Il produttore spiega che si tratta di vino liquoroso con aggiunta di alcol invecchiato almeno un anno in botti di rovere, da un blend di uve locali come Grillo, Catarratto Damaschino e Inzolia, il quale è stato il primo in Italia “ad avere un area di produzione delimitata nel 1931”. E’ fortemente legato alla storia del territorio, anche se a codificarlo furono gli inglesi nel 18° secolo: è noto pure per essere stato molto amato da Garibaldi al quale non a caso “venne dedicato il Marsala Garibaldi Dolce”.
L’azienda aggiunge che nel Marsala “c’è un aggiunta di Mosto cotto e in base alle quantità aggiunte si creano dei vini diversi: Secchi, Semi Secchi o Dolci”, mentre “in base alle uve utilizzate ci possono essere diverse colorazioni: Oro, Ambra, Rubino”.
Gli anni di invecchiamento ne determinano la nomenclatura, suddivisa in Fine (1 anno), Superiore (2 anni), Vergine (5 anni), Riserva (10 anni). I marsala hanno “un invecchiamento ossidativo perché piccole quantità di ossigeno attraversano il legno durante l’invecchiamento, portando alla colorazione ambrata di questi vini”.
Tra le declinazioni del Marsala di Angileri, inevitabile partire dal monumentale Marsala Vergine Secco 1999, discendente del vino perpetuo, prodotto in quantità limitata, il quale annulla le esperienze pregresse di degustazione degli omologhi.
Incanta subito il suo colore da ambra preistorica.
La sua impressionante complessità si coglie fin dall’olfatto con un potente quanto spiazzante bouquet che mette insieme il carattere più silvestre del legno con la vegetazione fresca, gli idrocarburi e perfino assonanze con il Rumtopf.
La bocca in preda all’entusiasmo coglie il selvatico da albicocca turca essiccata al sole, sensazioni di frutta cotta da pere Martin Sec, la concentrazione zuccherina simile alla cotognata, lo speziato del pepe di Sichuan, mentre il tono amaricante ricorda il miele di corbezzolo sardo.
Austero, questo Marsala è un tempio da raggiungere in cima a un monte di emozioni da percorrere lentamente, meditando.
Le caratteristiche primarie del capolavoro citato vanno poi a distribuirsi nelle altre versioni di Marsala.
Lo ieratico Marsala Vergine Secco Invecchiato 5 Anni suggerisce echi torbati al naso, mentre al palato aggiunge nocciola tostata, fico dottato e cannella.
Ludico e carezzevole il Marsala Superiore Garibaldi Dolce Invecchiato 2 Anni che si appella alla saba nel bouquet, sciorinando al gusto abbamele, prugna essiccata, cenni di tarassaco.
Imperdibili poi le interpretazioni vinificate del magnifico vitigno Moscato di Alessandria.
Un classico lo Zibibbo Liquoroso qui al massimo della sua espressione, dai profumi che riportano zagara e afflato balsamico ai sapori intensi di pompia candita, yuzu, alchechengi, nespola e cirmolo.
Il Moscato Liquoroso rimane fedele al bouquet di zagara, mentre in bocca si stagliano Cantalupo di Charentais, susina gialla, papaya essiccata.
Non essendo noto ancora come meriterebbe, può rappresentare una felice scoperta il Vino alla Mandorla, una delle più antiche e caratteristiche ricette della liquoristica siciliana: ovviamente l’aromatizzazione della vinificazione di uve Grillo con questo frutto secco trionfa tanto all’olfatto quanto al palato, ricordando soprattutto la Pizzuta d’Avola, anche nelle sue traduzioni in pasticceria, in particolare la pasta reale e la frutta martorana.
L’intera produzione è gestita da Ercole Alagna anche nel ruolo di enologo, essendo docente di “tecnologia dei vini dolci e liquorosi” nelle università di Udine e Palermo”, con più di quarant’anni di esperienza e autore di numerose pubblicazioni su riviste di settore: lo abbiamo intervistato nel video che segue.
Info: https://www.alagnavini.com/angileri-wine/
Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/angileri