Antichi Sapori Palermitani
Il cibo di strada è talmente ricco e diffuso a Palermo che quasi non ha senso chiudersi in un ristorante se davvero si vuole gustare la città.
Tuttavia voler provare tutte le specialità di street food del capoluogo siciliano potrebbe costringere il gastroturista a una lunga peregrinazione per i quartieri popolari della città, senza la garanzia di riuscire a tovare tutto in una sola giornata. A complicare la ricerca è anche la curiosa abitudine di concentrare in alcune fasce orarie poco ortodosse (secondo i ritmi di vita ordinari) il servizio di alcune pietanze. La quarume, per esempio, in alcuni locali storici, tradizionalmente viene preparata nel pomeriggio, tra le 15 e le 18.
Il viaggio è certamente affascinante e ha dato luogo anche a episodi degni delle goliardate di Amici miei: si racconta di alcune congreghe di amiconi che ogni settimana si riunivano per fare il tour del cibo di strada, con qualcuno che magari finiva al Pronto Soccorso per una lavanda gastrica. A scatenare il tour era la sfida del “tu non hai mai mangiato la quarume buona come quella del posto che conosco io”, cui un altro amico rispondeva “e tu non hai mai mangiato le frittole eccezionali che fa quest’altro”. Risultato, un’intera serata a zonzo per Palermo e dintorni, con le scuse più improbabili raccontate alle moglie per giustificare l’assenza all’ora di cena. Se si vuole invece fare un corso accelerato con degustazione di vero cibo della tradizione cittadina, c’è un indirizzo cui recarsi a colpo sicuro: gli Antichi Sapori Palermitani, in via Messina Marine 683, sul lungomare periferico della città.
Si presenta così: “locale gestito da due fratelli che, partiti dalle bancarelle, continuano ad offrire ai loro clienti il patrimonio della cucina popolare palermitana: gastronomia della carne povera, ossia le frattaglie come stigghiola, quarume (caldume), musso e la sua famosa insalata, frittola, pane ca’ meusa (milza). Altre specialità gastronomiche simbolo della cucina palermitana come panelle e crocché, sarde a beccafico, pasta al forno, babbaluci (lumache) e le melanzane con le sue ricette tipiche, dalla caponata agli involtini, alla parmigiana, alla frittata, arrostite e altro ancora”.
Da aggiungere i prezzi davvero popolari. E che tutto è davvero buonissimo: cotture perfette, niente unto, nulla che rimanga sullo stomaco malgrado la pesantezza di base dei piatti. Unica nota stonata, il vino: servito sfuso, quello che abbiamo provato era un rosso di eccessiva acidità e che abbiamo mal digerito. Ecco i piatti identitari palermitani proposti dal locale.
Andiamo allora a conoscere ciascuna delle specialità più antiche, nel racconto di Giacomo Guglielmo, docente di comunicazione visiva, grande appassionato ed esperto di cibo di strada palermitano.
Cominciamo dalla sua espressione più famosa, il pane ca’ meusa: eccone la storia nel racconto del professor Guglielmo.