Avanà, raro vitigno piemontese: Poesia contro l’arroganza della TAV
Nella Val di Susa devastata dalla furia distruttrice dei lavori per la ridicola TAV, resiste un alito di Poesia: un vitigno identitario rarissimo e sconosciuto che si traduce in vini preziosi e commoventi, l’Avanà.
Nel volume La storia della vite e del vino in Italia, edito negli anni ’30 dall’Unione Italiana Vini, se ne parla come dell’Avanale, “così per aventura nomato, perché avanti vale, e poco o niente appresso: fa vini dolci, saporiti ma di poca durata”.
Qualche riga più in là si riporta il parere del Rovasenda, secondo il quale “trattasi dell’Avanà (identico al Varenne dei Francesi) che in Val di Susa e, specialmente a Chiomonte, produce un vino che dà alle gambe”.
Proprio a Chiomonte, in provincia di Torino, a salvaguardare questa perla dell’enologia italiana c’è La Chimera, azienda vitivinicola guidata con stoica dedizione da Stefano Turbil, uomo non soltanto di coltura ma anche di cultura, oltre che massimamente rispettoso della Natura: “nel vigneto adotto pratiche colturali che mi consentono di non utilizzare né concimi né diserbanti chimici e gestisco i trattamenti secondo protocolli di lotta integrata, intervenendo secondo necessità”.
Turbil racconta l’Avanà come “un vitigno da sempre coltivato in Valle di Susa: sembra che abbia origine in Francia ma, in ogni caso, dopo che i valsusini l’hanno importato la sua coltivazione non si è estesa oltre i confini della valle di Susa; è un vitigno abbastanza produttivo e un po’ difficile da allevare che dà vita a vini molto profumati, non molto ricchi di colore così come non molto corposi”.
La Chimera lo vinifica in due modi.
Il Finiere, “facendo un selezione di uve dai vigneti terrazzati più vecchi”, si propone nel bicchiere con un’eleganza contadina fatta di semplicità e autenticità: offre un intreccio di sentori profondo e antico come le sue radici.
L’EOS è un rosato rifermentato in bottiglia, uno di quei rari nettari che interrogano a lungo le capacità di analisi del bevitore: la sua acidità lastricata di tenue dolcezza è come una di quelle stradine di campagna che ti accompagnano tra fiori e frutti in un percorso dalla piacevolezza unica.
Un vitigno pacifico e poetico, l’Avana, il quale però suo malgrado si ritrova quale simbolo della dolcezza dei lavoratori della terra che viene aggredita dalla tracotanza dei potentati economici e dei loro vassalli politici.
Il territorio dell’Avanà infatti viene offeso da alcuni anni da quella mostruosità chiamata TAV.
“Per quanto riguarda la TAV – racconta Turbil – il cantiere si è installato nel giugno del 2011, ma i problemi più grossi per noi viticoltori sono legati piuttosto alla zona di sicurezza legata al cantiere: creata a tutela del cantiere e dei suoi lavoratori, di fatto è costituita da recinzioni che delimitano un’area di circa dieci ettari in cui sono compresi la maggior parte dei vigneti del comune di Chiomonte; chi vuole accedere a quest’area, la quale nel frattempo è diventata Sito di interesse Strategico Nazionale, deve presentarsi ad un cancello presidiato dalle forze dell’ordine e presentare i documenti; dopo gli accertamenti, se non si riscontrano problemi, il vignaiolo può passare il varco ed accedere all’area: questa operazione deve essere svolta da tutti e tutte le volte, anche se passi tre o quattro volte al giorno con mezzi agricoli, in quanto nell’arco della giornata i turni delle forze dell’ordine cambiano e, in ogni caso, ogni entrata/uscita dev’essere registrata”.
La risposta di Turbil a questa situazione è “continuare a credere in quello che faccio e nei nostri prodotti della terra, cercando di portarli al di fuori della Valle di Susa e farli conoscere da quante più persone possibili: anno per anno cerco di acquisire nuovi pezzi di terra, affinché quanto più di questo territorio venga ancora coltivato invece di essere abbandonato”.
Per garantire la tranquillità degli interessi industriali e biecamente partitici della TAV, si sta invece distruggendo il diritto costituzionale al lavoro dei contadini di queste terre, mettendoli in gravissima difficoltà e facendo pagare loro la folle idea di tale insensata opera. Nessun risarcimento per questi vitivinicoltori, né morale né materiale, come sarebbe invece più che dovuto: il Potere ottuso sta imponendo a questi cittadini di pagare per intero il prezzo altissimo della cieca e incompetente avidità delle Lobby di potere.
La gioia donata da un sorso di Avanà però vale più di tutto l’indotto economico che potrà creare la Tav: questo vino, con le sue gioiose bollicine fiorite, è la risposta della Cultura più illuminata, quella contadina, all’orrore causato dalla misera finanza.
Distribuisce Proposta Vini: sigillo di garanzia sulla valenza culturale di questo vitigno e della sua vinificazione.
Info: Pagina Facebook Vini La Chimera