Baldessari, lo spirito poetico del vino autentico
Nello sguardo di Michela Baldessari c’è lo spirito della sua azienda: la dolcezza di una mamma lavoratrice, la serenità di chi lavora onestamente con la natura, ma anche la determinazione di chi sa di andare controcorrente.
Nelle parole di Michela, ancora un sublime contrasto: l’enorme competenza tecnica che rivaleggia con un ispirato afflato poetico che si riversa nelle etichette dei vini.
Michela non potrebbe rappresentare meglio tutte le sfumature e il fascino dei nettari che produce con l’Azienda Agricola Baldessari, in località Povo, sulle colline che circondano Trento.
Un’azienda che ha convertito i vigneti alla coltivazione naturale già negli anni ’90, “una scelta da pionieri, per quell’epoca ancora poco attenta agli aspetti legati ad ecologia e salute, presa con consapevolezza e convinzione”.
Ci piace leggere sul sito dell’azienda che “anche in cantina l’approccio resta quello naturale e si interviene il meno possibile nella trasformazione delle uve grazie a tecniche pulite ed essenziali”.
Infatti quelli di Baldessari sono Vini Biologici certificati secondo il regolamento della Comunità Europea.
Fautori del vino che si fa in vigna, ha vigneti collinari collocati fra 450 e 750 m.s.l.m. piantati in terreni calcarei spesso ad elevata pendenza: “per proteggerli dall’erosione, i vigneti sono tutti inerbiti”, con l’incremento dei “micro-ecosistemi equilibrati e delicati dove gli insetti si riproducono e trovano riparo”.
Vari i vini che scaturiscono da questo paradiso enoico incontaminato, in cui le uve “hanno bucce spesse e croccanti, capaci di donare profumi intensi e marcati ai vini: le radici, non irrigate, veicolano dal terreno elementi e nutrienti molto concentrati che intensificano i sentori della terra trentina”.
Ecco in vini che abbiamo provato.
Il Pinot Nero già sorprende, perché non manifesta alcuna ingombrante presenza di scontata ciliegia: invece al naso è pepe e spezie, mentre al palato il sentore è floreale. Colpisce per nettezza e per l’intrigante acidità.
Lo Spumante Pfaffe, da uve Chardonnay in purezza coltivate a circa 700 metri di altitudine, ha perlage tenue che annuncia bollicine per nulla aggressive: vivacizzano appena un metodo classico che ti lascia vivere il vino di provenienza. Mela verde al palato, ha elegante bevibilità e un gusto pulito che dispiega sulla lingua una dolce acidità.
Il Marien “è un uvaggio di uve bianche coltivate sulle balze assolate dei nostri vigneti”: acidità portentosa, mineralità prepotente fino al punto di dare un sensazione di petillant, con un retrogusto di lieve dolcezza fruttata.
Il Peterle è un Teroldego dallo splendido colore violaceo, con gentile imponenza iniziale, accompagnata da un’acidità pulita. Leggera speziatura, personalità forte e composita, tenue abboccatura nel finale.
Il Sauvignon è spiazzante. Niente luoghi comuni: inutile cercare quei sentori verdi che omologano gli altri Sauvignon, perché qui al naso si dischiude un prato fiorito di grande complessità, mentre in bocca è frutta matura a polpa bianca. Un tripudio di sensazioni da cogliere in un frutteto organolettico rigoglioso.
“Dietro ad ogni bottiglia desideriamo che si vedano le nostre mani, i nostri visi, la preoccupazione di certe primavere difficili e l’orgoglio di ogni primo giorno di vendemmia, la fatica di questo lavoro così antico, ma così affascinante, la devozione alle nostre vigne, il rispetto del nostro territorio, il nostro passato ed il nostro futuro, insomma i progetti di una piccola realtà lavorativa trentina che con impegno e dedizione vuole proteggere il proprio ambiente e le proprie radici”: sono parole vergate da Michela che abbiamo avito il piacere di intervistare.
Info: www.aziendaagricolabaldessari.it, www.propostavini.com