La Barbera sarda: la scoperta di uno dei più grandi vini italiani
Venire a conoscenza di una Barbera sarda può scatenare mille congetture e altrettante fantasia, dal pensare a una mera migrazione del vitigno dal Nord Italia a chissà quali scambi enoici avvenuti sotto il dominio di Casa Savoia al tempo in cui fece da trait d’union tra Sardegna e Piemonte.
La realtà invece è che a tutt’oggi nessuno è in grado di dire con sicurezza come ci sia arrivata in Sardegna la Barbera, mentre è certo che si tratta di un vitigno del tutto autonomo, con soli alcuni punti di contatto con il più noto omonimo nelle sue mille declinazioni territoriali.
ll Registro Nazionale delle Varietà di Vite ha classificato la Barbera sarda già nel lontano 1971.
Sul sito del Consorzio di Tutela Vini d’Asti e del Monferrato, si sostiene che “la Barbera sarda presente in Sardegna, infine, corrisponde in realtà al Carignan” (www.viniastimonferrato.it), tesi che però confligge con quanto si legge sul sito del Ministero delle Politiche Agricole che individua invece caratteri “di similitudine con la Barbera piemontese”, ricordando che quella sarda “fino a qualche decennio fa rappresentava la base per la correzione di alcuni vini rossi del Campidano, in particolare del Monica, per aumentarne la frazione acida” (catalogoviti.politicheagricole.it).
Spostandoci dall’ambito ampelografico a quello organolettico, colpisce come la Barbera sarda venga snobbata da qualche rivista specializzata che ne parla come di un vitigno secondario, unicamente destinato a produrre semplice vino da taglio.
Si tratta invece di uno dei più grandi vini italiani e del mondo intero.
Parliamo del Terresicci, versione in purezza prodotta dalla Cantina di Dolianova, per la linea Vigne Sarde.
Colore carmineo scuro e profondo, si propone con una leggera acidità all’apertura che ne occulta l’alcolicità importante. Al naso è prepotente come i tannini che avviluppano la lingua, dipanandosi quale velluto aromatico, da cui emerge la prugna.
Fantastico come volge alla corposa dolcezza man mano che si ossigena, fino a raggiungere un equilibrio da grandissimo vino. Unico il suo magnifico finale di peperone rosso.
Ci siamo fatti raccontare questo nettare sublime da Andrea Deiana, enologo della Cantina di Dolianova.
Info: www.cantinedidolianova.it