Le bellezze più stupefacenti di Favignana? I giardini ipogei
Non sono le spiagge candide, né le insenature pietrose o i panorami rocciosi: le bellezze paesaggistiche più sorprendenti di Favignana si trovano dove meno te l’aspetti, magari in pieno centro urbano, quasi nascoste a un transito distratto. Sono i giardini ipogei, la caratteristica più originale dell’isola più grande e caotica delle Egadi.
Se non lo sai, potresti passarci accanto e non farci caso. Perché si trovano disseminati anche nelle vie che conducono al centro, discretamente riparate da mura non ciclopiche. Tuttavia il classico turista distratto favignanese pensa ad altro, magari all’aperitivo o ad avvistare qualche vip, così ci cammina accanto senza buttarci l’occhio.
Si tratta di depressioni nel terreno causate dall’antica e tradizionale pratica dell’estrazione di quello che in tanti erroneamente identificano con il tufo, in realtà calcarenite, materiale usato per diverse costruzioni, non soltanto in loco, visto che anche importanti centri della Sicilia ne hanno fatto un segno distintivo del tessuto urbanistico.
Innumerevoli le cave create nel tempo a Favignana, dove hanno rappresentato la principale attività di sostentamento insieme alla pesca.
Una volta esaurita l’attività di estrazione della cava, il popolo favignanese ha avuto la brillantissima idea di trasformare un potenziale spettrale avvallamento in un angolo di paradiso.
Alla base di diverse cave abbandonate sono stati così piantati alberi e piante di ogni tipo, da quelli ornamentali ad altri capaci di donare fiori e frutti.
C’è stato chi ha aggiunto un più redditizio orto, magari allevandoci intorno qualche animale, unendo l’utile al bello.
In questa maniera a Favignana si verifica uno spettacolo unico che unisce natura e architettura. Infatti può capitare di vedere questi giardini verdeggiare tra immobili che biancheggiano dello stesso materiale estratto da quella mededima sede, un tempo utilizzata come cava.
Un’attività di recupero urbanistico straordinaria che ha trasformato un potenziale scempio nella più mirabile attrazione estetica di tutta l’isola.
C’è anche chi ha fatto diventare tutto ciò un’attrazione turistica a pieno titolo.
Sono i titolari di Villa Margherita con i loro “Giardini dell’impossibile”, intorno ai quali hanno fatto letteralmente fiorire un’attività di visite guidate ma anche di ospitalità alberghiera.
La fautrice di tutto ciò, Gabriella Campo, racconta che Favignana era un’isola “piuttosto brulla, con scarsa vegetazione mediterranea”, così trent’anni fa ha deciso di piantumare circa trentamila metri quadrati “in una zona desertica, con attorno delle cave di tufo dismesse, battuta dai venti frequenti nell’isola e che la percorrono in ogni direzione”.
Da qui emerge un’altra funzione importante dei giardini ipogei: proteggere alberi, piante e fiori dai venti anche violenti che soffiano su Favignana.
Campo fa notare come si tratti di un’opera di recupero che “ci ha permesso di riappropriarci della storia, meno eroica, ma certamente più autentica che racconta di quei pirriaturi (operai della pietra) che seppero scippare il tufo alla terra, introducendo piantumazioni di alberi da frutto che si sarebbero rivelate, in superficie, prive di protezione, causa i venti che battono sovente l’isola”.
“Molti palazzi ed interi paesi della Sicilia occidentale sono stati realizzati con i cantuna di tufo estratti dalle cave di Favignana, la pietra tipica dell’isola che è da sempre risultata eccellente materiale per le costruzioni”, racconta ancora Campo.
E’ sempre lei a informare che il 14 dicembre del 2010 “i Giardini Ipogei di Villa Margherita sono stati iscritti nel Libro delle Espressioni dal R.E.I.L Isole Egadi in quanto rappresentano un’alta espressione dell’identità locale e della creatività umana” (www.villamargherita.it).
Se perfino la burocrazia se n’è accorta, vuol dire che si tratta proprio di un fenomeno eclatante.
Lo sanno bene i gestori del ristorante A’ Cialoma di Favignana, la cui sensibilità li ha spinti a collocare il locale tra due giardini ipogei, ricavandolo a sua volta proprio da un altro di questi giardini, sulle cui pareti ancora sono visibili tracce del lavoro di estrazione della calcarenite.
Un atto coraggioso che li ha resi meno visibili ai passanti, dimostrando grande buon gusto, come quello di fare mangiare gli avventori in mezzo alla bellezza invece che sulla strada (www.acialoma.it).
E’ il gestore del locale, Giovanni Grammatico, a spiegarci i giardini ipogei.